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venerdì 28 agosto 2020

Storia sordida del cablaggio

Si completerà, dopo venticinque anni, con un ritardo enorme, e spreco interminabile di capitale pubblico, cioè a carico dei contribuenti, la connessione dell’Italia con la banda larga? C’è da dubitare, visti i precedenti. Ma quand’anche gli azionisti odierni – i capitali privati – di Tim e Enel si accontentassero, resta pur sempre che l’Italia arriva ultima nel cablaggio delle sue abitazioni, e a costi enormi. A costi pubblici enormi.
Venticinque anni fa partiva il progetto Socrate, di Stet-Telecom Italia, la telefonia allora pubblica,  per il cablaggio a banda larga di dieci milioni di abitazioni, tutta l’Italia. Il Socrate fu interrotto tre anni dopo l’avvio, nel 1998, quando aveva raggiunto un milione e mezzo di abitazioni, e dismesso – dappertutto, nelle città e nei paesi, capita di vedere tubi di gomma che emergono dal suolo alle porte delle case, scollegati: sono i resti del Socrate. Perché Telecom Italia andava privatizzata, e i padroni non volevano investimenti tra i piedi, giusto incassare la bolletta - l’esosissimo abbonamento che da cinque anni è perfino raddoppiato.
Partì con l’abbandono del progetto Socrate la lunga spoliazione di Telecom-Tim, che ora lo Stato prova a ricapitalizzare. E il ritardo dell’Italia, che ne era all’avanguardia, nella digitalizzazione.
Questa storia però non sembra fare testo. Tim si tiene la rete nel patrimonio, anche se deve compartecipare la gestione con lo Stato (la Cdp, ex Cassa depositi e prestiti), a garanzia degli altri soci confluenti nella rete. Ma, di sicuro, non per altro, per scaricare sullo Stato altre eventuali perdite, la connessione dell’Italia si può scommettere che avrà ancora da aspettare – a meno che Cdp non si assuma tutto l’investimento.
Una storia sordida. Ma non unica nelle “privatizzazioni” italiane. I media le difendono su basi dottrinali, privato è efficiente, ma chiudendo gli occhi sui disastri che esse hanno comportato e comportano, per l’efficienza e i costi pubblici.

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