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venerdì 27 gennaio 2023

Romanzi russi all’indice

Sono Puškin, Dostoevskij e Tolstoj dei macellai? Il saggio nasce da questo sospetto.
Batuman, chiamata in causa come autrice di due libri intitolati “I demoni” e “L’idiota”, e inviata nel 2019 in Ucraina dal Dipartimento di Stato per una serie di incontri e conferenze, e ultimamente invitata in Georgia a dare una conferenza sulla letteratura russa, non se la sente di condannare gli scrittori russi come sanguinari. Disumani. Al contrario. Ma è colpita a Tbilisi dalla lavagna di un bar appena fuori la sala della sua conferenza: “VINO GRATIS per la “MORTE DI PUTIN” - 
ma gli organizzatori della conferenza fanno un briefing su come parlare russo senza innescare reazioni volente, e distribuiscono una lista di bar che accettano i russoparlanti . E dal linguaggio crudo di una scrittrice ucraina che stima, Oksana Zabuzkho. Se la cava introducendo Edward Said. Non quello di “Orientalismo”, quello del successivo “Cultura e imperialismo”, 1993, sottotitolo “Letteratura e consenso nel progetto coloniale dell’Ottocento”. Del romanzo divenuto forma letteraria dominante nel secolo decimottavo in Gran Bretagna e in Francia, al servizio della Gran Bretagna diventata il più grande impero nella storia mondiale, e della Francia sua rivale.

Il romanzo va con l’imperialismo? E se un girono dovremo liberarci di Hollywood e dei romanzi americani perché la Cina – o l’India (o un terremoto)….?
Non siamo all’indice dei libri proibiti. Batuman, americana di famiglia turca, qualche dubbio ancora ce l’ha. Ma l’America ci crede? Il sottotitolo redazionale è “Come fare i conti con l’ideologia di ‘Anna Karenina’, ‘Eugen Onegin’ e altri libri amati”. L’imperialismo è insidioso.
Elif Batuman, Rereading Russian Classics in the Shadow of the Ukraine War, “The New Yorker”, 30 gennaio, free online

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