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giovedì 8 giugno 2023

Contro l’inflazione meno mercato più Stato

Oltre che sugli scambi commerciali e finanziari (sussidi, cioè dumping, contingenti, golden rule, etc. mancano solo i dazi), il mercato perde da un paio d’anni terreno anche sul campo dei prezzi, da quando l’inflazione è tornata, dopo quasi quarant’anni. Non si arriva ai prezzi controllati, ma molte misure sono state prese per raffreddare i prezzi, specie sui beni intermedi, o in alternativa per evitarne l’incidenza sul carovita. Con i price cap (in Europa ha pesato quello sul gas, perorato dal liberista Mario Draghi), accordi commerciali preferenziali, politiche fiscali riduttive. Mentre parallelamente si diffonde, in Europa come in America, la critica alla politica monetaria restrittiva – in Italia a opera addirittura della Banca d’Italia, molto apertamente critica. Che ha effetto dissuasivo soprattutto sugli investimenti e la produzione, e quindi, indirettamente, non indebolisce il carovita, non nella misura in cui secondo la teoria dovrebbe.
Viene all’improvviso di moda un’economista che solo un anno fa era derisa – anche dal Nobel Krugman: “Veramente stupida” – come la tedesco-americana Isabella Weber, rea di avere proposto “un serio confronto sul controllo dei prezzi strategici”. Con la paura persistente del covid (variante omicron) ma con la ripresa degli scambi e l’intasamento dei porti, una grossa valanga si stava formando a monte che avrebbe portato iperinflazione, Weber spiegava in un breve articolo di giornale la vigilia di Natale 2021. Mentre il controllo dei prezzi era stato un elemento essenziale della capacità americana di mobilitazione nella seconda guerra mondiale. Quando i mercati si sono riaperti, tutti i nodi all’offerta (scarsità, trasporti) a fronte di una domanda dalla fame arretrata, e con una guerra in corso in Europa, hanno rilanciato i prezzi a livelli da conflitto mondiale. Senza controlli.
Krugman ha fatto ammenda, e così altri critici. Biden ha esitato sul fronte del controllo dei prezzi (era invocato per la benzina), ma ha liberalizzato le ricerche di petrolio e gas, anche le più inquinanti, ha utilizzato la riserva strategica di idrocarburi, minaccia di aprire indagini sui profitti “eccessivi”.

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