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sabato 10 aprile 2010

Tutto si sapeva, e Milano scarica Napoli

Tutto il calcio si sapeva, minuto per minuto, al punto che la scelta di favore fatta dalla Procura napoletana nel 2006 mette ora in imbarazzo Milano, nella sua sapiente immagine di capitale civile e morale. È bastato dire che il re è nudo. E ora si va verso la rottura dell’asse di potere Milano-Napoli che da un ventennio regge la (seconda) Repubblica?
Tutto è possibile a Napoli, ma la giudice che giudica Moggi non potrà non tenere conto della “strana selezione”, così la dicono i napoletani stessi, che la pubblica accusa al suo tribunale ha fatto delle intercettazioni. Il candido Moratti naturalmente ha mangiato la foglia e chiede lui di presentarsi a testimoniare. Senza che il dottor Narducci, inflessibile accusatore, abbia sentito alcun bisogno di sentirlo, dopo una settimana, se non sono due, di “rivelazioni”. Un doppio scacco per la Procura napoletana, ma anche un segnale di sfaldamento dell’asse Milano-Napoli che da vent’anni saldamente regge l’Italia, con le intercettazioni e i processi selettivi.
Il segnale arriva lo stesso giorno che il napoletanissimo Borrelli viene sostituito al conservatorio di Milano con un milanese autentico, uno che si chiama Mosca Mondadori - l’ex Procuratore capo, e inventore dell’asse Milano-Napoli, a ottant’anni s’era preso il posto di presidente del conservatorio… al servizio naturalmente della città. E il giorno dopo che il professor Roberto Pardolesi, non napoletano, è vero, barese, prende le distanze dal suo mentore milanese, avvocato professor Guido Rossi sullo scudetto all’Inter, ipotizzando “la non assegnazione del titolo quando, ad esempio, ci si renda conto, ancorché senza prove certe, che le irregolarità sono state di numero e portata tali da falsare l’intero campionato, ovvero che anche squadre non sanzionate hanno tenuto atteggiamenti poco limpidi”. Prosa incerta ma senso chiarissimo, anche se il famoso scudetto 2006 scucito alla Juventus l’avv. prof. sen. (ex) Pci Rossi non si peritò di darlo alla sua Inter, di cui era consulente retribuito.
È presto per dire che la maleodorante intesa frana, ma è bastato leggere dei verbali malamente dissimulati per rivelarne la natura. Pardolesi rivela tra l’altro che questi verbali erano disponibili, ancorché non utilizzati dai carabinieri e dai Procuratori Narducci e Beatrice. Narducci lo ha confermato, evitando di iscrivere tra gli indagati Moratti, Galliani, Meani e Collina al suo processo dopo le “rivelazioni”, o di riaprire l'istruttoria.

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