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giovedì 8 aprile 2010

Ombre - 46

Celebra “Repubblica” su molte pagine il ritorno di Eton e dell’establishment in Gran Bretagna. Che non ritornano. Ma che ci sarebbe da celebrare?

Berlusconi, invitato da Gheddafi al vertice della Lega Araba, si è prodotti in un "baciamo le mani" al leader libico, come a un padrino. Gheddafi ha capito lo scherso. Sergio Romano e il "Corriere della sera" no.

“Repubblica” dà grande spazio a Tito Boeri, che, da economista, denuncia una “ideologia” comune, o patto elettorale, tra le banche e la Lega. Bene, uno si dice, un po’ di anticonformismo – il fronte bancario era troppo compatto, tutto confessionale, se non più democristiano. Ma l’articolessa si fa forte di queste amenità: “È un intreccio talmente complesso che è difficile decifrarlo. Anche dagli addetti ai lavori”.
La mezza pagina è, a leggerla, uno sfogo contro Geronzi, che da Mediobanca passa alle Generali. Poi dice che “Repubblica” perde lettori. Boeri non sapeva che Mediobanca è controllata da Generali? I vecchietti alla presidenza di Generali, è su questo che il giornale vigila?

Sir Alex Ferguson fa pretattica. Dice Rooney invalido per un mese e poi lo manda in campo contro il Bayern. “Repubblica” e il “Corriere della sera” dicono eccezionale Rooney e sfortunato il baronetto, che ha vinto la partita ma ha perso la qualificazione. L’avesse fatto la Juventus o il Milan, il “Times” avrebbe scritto della solita Italia, furba e maldestra. E “Repubblica” e il “Corriere” avrebbero riprodotto il “Times”, con una buona fotografia e un grosso didascalione.

Il supplemento illustrato del “Corriere della sera” scopre infine che a Milano c’è un uso smodato di cocaina. Dopo qualche anno che il fatto è statistico negli annali internazionali.
Ne parla senza scandalo, quasi fosse un altro primato morale di Milano.Va a Milano metà della droga (cocaina, hashish, eroina) smerciata in Italia.

Su “Repubblica” scrive un economista furibondo contro Berlusconi perché ha vinto le elezioni, e contro coloro che lo hanno votato. In particolare contro i “piccoli”, gli artigiani e i piccoli imprenditori. L'economista è Boeri, sempre lui: a Berlusconi e ai suoi elettori imputa “trasferimenti occulti di cui non si ha traccia”. E non è un errore di stampa. Poi dice che Berlusconi vince le elezioni.

Il “Corriere della sera” si occupa dell’autostrada Livorno-Civitavecchia per lamentare la "Maremma violata", la fine delle “nuove strade del vino, i siti archeologici etruschi, le mete delle vacanze esclusive”, e di Dante e Carducci.
Ma i due poeti, ammesso che Carducci lo sia, non sarebbero andati volentieri in autostrada? Sì.

L’Italia tiene banco nei giornali internazionali per la vicenda Pasolini. La cui morte, come quella di Wilma Montesi, di Mattei, di Moro, delle venti vittime del mostro di Firenze, della Cesaroni , della contessa Filo della Torre, ogni cinque anni ritorna. Il ritorno di Pasolini è questa volta orchestrato da un politico disoccupato, e da un senatore spregiudicato.A maggior gloria di Pasolini?

Non fanno in tempo la Rai e i giornaloni a magnificare la Lega e il suo senso del governo, se non dello Stato, che i due presidenti di Regione pretesi da Bossi sbarellano sulla pillola abortiva. Ma per loro nessuna censura: per quan to dobbiamo restare ancora a bocca aperta?

Sul “Messaggero” Walter Pedullà scopre che il critico letterario non trova più un libro che abbia voglia di leggere. Che non può essere vero. Sarà vero che il romanzo o il poema che il critico vorrebbe leggere non gli arriva, o gli arriva con difficoltà. Ma questo perché la figura del critico si è dissolta (l’autorevolezza, l’insight, il coraggio) e il giornale non gli dà più spazio.

Lidia Ravera, candidata non eletta a Roma in sostegno di Emma Bonino, invita i lettori dell'“Unità”, i belli-e-buoni naturalmente di questa sventurata Italia, a limitare la politica “alla tristezza condivisa di tante cene intelligenti”. Poi dice che Berlusconi vince.
Ma sono i lettori dell'“Unità” sciocchi?

Su “Repubblica” Guido Crainz teorizza invece che l’Italia è ormai “incivile” e non ha più futuro, perché vota Berlusconi. Crainz, a differenza di Ravera, è uno storico. E dunque, sarebbe l’Italia incivile quella di sinistra. Perché Berlusconi vince perdendo voti. Vince perché la sinistra gli lascia il campo libero.

Al “Cesare Alfieri” di Firenze è invitato come maestro di pensiero Gustavo Zagrebelsky. Il “Cesare Alfieri” è stato la prima facoltà di Scienze politiche italiana, e un tentativo di Grande Scuola italiana, per la formazione del ceto amministrativo e politico, capace negli anni bui della cultura impegnata di tenere in vita il liberalsocialismo, un progetto poi abbandonato e derelitto come tutto nella Firenze degli affari degli ultimi quarant’anni, gestiti dal Pci e dai suoi eredi. Al venerando istituto fiorentino il giurista novello filosofo propone il partito degli onesti, formato da giudici e giornalisti: il partito degli impuniti. Non così diretto, tuttavia, come lo erano Giuseppe Maranini o Giovanni Sartori in quell’ateneo, e perfino Spadolini, no, il professore emerito essendo filosofo propone “la sovranità della legge e la libertà dell’opinione, le magistrature e l’informazione”. Con grande rispetto plurale, come si vede.

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