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venerdì 30 dicembre 2011

L’umor nero del sesso

“Non ho più avuto clienti dal dicembre 1995”, diciamo dal Natale 1995, così Grisélidis presenta il “Carnet”, un elenco alfabetico dei clienti con le preferenze e il prezzo per ognuno: “L’ultimo era un operaio bassino di origini spagnole”. Che necessita di una sapiente architettura per godere. Grisélidis aveva 66 anni, e una mezza dozzina di libri all’attivo – ora sono una diecina. Compreso il “Carnet”, uscito nel dicembre 1979 sulla rivista “Le Fou parle”, che per questo ebbe il premio Humour Noir. Dieci anni dopo morirà, dopo una lunga battaglia col cancro.
Una scrittrice (al “Carnet” seguono qui scritti pubblicati su varie riviste, a partire dal 1971) che ha deciso di militare nella prostituzione al fine di parlarne, alla radio, alla televisione, nei libri. Presenziando anche all’occupazione delle chiese a Lione e Parigi nel 1975, e ad altri “convegni internazionali” sul tema. La sua (auto)biografia è peraltro semplice: nel 1959, a trent’anni, con due figli e un polmone in meno, esce di nascosto dal sanatorio a Montana nel Valais per divertirsi in paese, finendo a letto con uno che le lascia cento franchi. Ma è già in corrispondenza con Maurice Chappaz, tra altri letterati, come si vede dalla corrispondenza ritrovata (“Mémoires de l’inachevé”). La sua vita è il suo racconto migliore.
Grisélidis scrive anche bene, piena di umori. Ma si legge per la “cosa”, ancorché ripetitiva. Come i testi pruriginosi di epoche ormai remote. Se si evita la pretesa, e il tempo sprecato con essa, sua come di Kate Millet e un certo femminismo, di liberare nella prostituzione la donna e il corpo della donna. “La Prostituzione è Arte, Umanesimo e Scienza”, è uno dei suoi proclami qui registrati. E: “Prostituirsi è un atto rivoluzionario”.
Grisélidis Réal, Carnet di ballo di una cortigiana, Castelvecchi, pp. 113 € 10

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