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giovedì 9 maggio 2013

Alitalia, un fallimento in progress

Il sottotitolo, “Alitalia. Cronaca di un disastro annunciato”, dice tutto, e il libro di Saulino, ex  “Repubblica, ex “Corriere della serasi presenta come un instant book in progress, da aggiornare. Almeno fino a ottobre, quando o Air France si compra Alitalia o Alitalia chiude per fallimento.
La vicenda di quella che fino a vent’anni fa era la quinta compagnia aerea del mondo è di una serie di errori e incapacità, e un paradigma degli mondo italiano degli affari. Governi incapaci. Sindacati politici. Privatizzazioni di favore. Azionisti “parco buoi”. Stampa addomesticata. Professionalità enormi, soprattutto tra i piloti, allo sbaraglio.
Il titolo si riferisce all’ultimo salvataggio, quello decretato nel 2008 da Berlusconi in un ascesso elettorale di patriottismo. L’esito? “Ripulita da tutti i debiti, alleggerita di settemila dipendenti, favorita con leggine e deroghe d’ogni tipo, la compagnia aerea gestita dai «patrioti» è riuscita a perdere 630 mila euro al giorno”. Ma gli azionisti non sono insoddisfatti: evidentemente hanno guadagnato altrove. Dove, in che modo? Il loro privilegio è peraltro bi-partisan: Roberto Colaninno, l’animatore del salvataggio patriottico, è legato anche al Pd, personalmente (era la “razza padana” di Bersani quando scalò Telecom), e attraverso il figlio Matteo, parlamentare dello stesso partito. Grazie a Matteo la Cgil di Epifani disse sì ai “patrioti”.
Air France avrebbe rilevato Alitalia nello stesso 2008, col governo Prodi, con soli duemila esuberi. Sempre senza debiti, ma tenendosi l’attività di manutenzione – con la quale la Olimpic, che l’ha rilevata dal pre-fallimento, ci guadagna. Air France era una soluzione certamente migliore, ma non è detto: la compagnia francese non ha fatto l’offerta definitiva, e anzi ha partecipato alla cordata nazionale, mettendoci 320 milioni, a fronte dei 300 dei “patrioti”.
A monte, bisognerebbe poi ricordare il disastro di Malpensa, che è stato il buco nero di Alitalia, come grande vettore nazionale. Non funzionando lo scalo milanese, dopo un trentennio di rinvii e sprechi, è mancato ad Alitalia nocciolo duro e redditizio dei voli, quello aziendale della pianura padana, e il suo destino come global player, o anche solo come player a medio raggio, era segnato.
Felice Saulino, Patrioti con le ali, Cuec Ed., ebook, pp. 177 € 2,90

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