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giovedì 13 novembre 2008

Una spallata sindacale a Veltroni

La divisione dei sindacati è un fatto e non uno sberleffo o uno scatto di umore. Ed è un sfida a Veltroni più che a Epifani, a quello che rimane del vecchio Pci. Che si dilania a sinistra (non si sa più chi deve scindersi da chi), ed è sfidato ormai a viso aperto dalle componenti non Pci del partito Democratico. Il Pd è nato con questa stimmata, centralista, fazioso, antisocialista, antidemocristiano (la scelta di Di Pietro), che ora si rivolta contro Veltroni. Anche per l’evidente successo della governabilità (Napoli, banche, crisi, pubblico impiego, scuola, finanziaria) che depone per la durata di Berlusconi. Bonanni e Angeletti non sono le cinghie di trasmissione delle componenti non Pci del partito Democratico, ma si muovono per una scissione.
A lungo adagiata sulla “morte di Berlusconi”, sul recupero per bacchetta magica dei voti sottratti dall’usurpatore, l’ex Dc ragiona ora in termini di durata - con i pochi laici sparsi, usciti dallo zoo. La scelta di Casini, di smarcarsi dal suo scomodo padrone, tenta sempre più l’altra Dc, da Bonanni allo stesso Prodi (vedi Parisi). L’Ulivo non c’è più, per lo squagliamento della sinistra e dei moderati di Mastella e Rotondi. Mentre il partito Democratico non decolla. Non tanto a Roma, dove l’apparato propagandistico è ancora efficace, ma nella realtà delle province. Analoga impazienza sembra aver preso ultimamente i placidi Fioroni e Marini, analoga a quella del Roadrunner Veltroni - il runner è il personaggio preferito dei cartoons, quello che va di fretta. Ridono del referendum contro il grembiulino, e delle barzellette sulle barzellette su Obama, e ragionano come se fossero già in un altro partito.

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