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martedì 19 aprile 2011

Quando i processi politici li faceva la destra

Marco Pivato rievoca nel libro “Il miracolo scippato”, edito da Donzelli, le vicende che negli anni Sessanta bloccarono alcuni settori produttivi nei quali l’Italia aveva posizioni avanzate, informatica, biomedicina e nucleare, e bloccarono per dieci anni l’Eni. Ma non dice l’essenziale: che l’Eni, l’Istituto superiore di sanità e il Cnen (nucleare) furono bloccati con processi politici. Istigati, non di nascosto, dagli industriali privati, petrolieri e farmaceutici, dalla Edison, che la nazionalizzazione dell’elettricità aveva arricchito straordinariamente.
I giudici fecero arrestare il fondatore dell’Istituto di sanità, Domenico Marotta, e il general manager del Cnen Felice Ippolito. Quest’ultimo lo condannarono a undici anni, ma con un processo che costrinse il presidente Saragat, tra l’altro il più esplicito nemico di Ippolito (secondo Saragat le centrali nucleari producevano segatura…), a graziarlo. Marotta, arrestato a 78 anni, fu prosciolto a 84. Mattei più di un giudice solerte cercò in vario modo di arrestarlo, ma il presidente dell’Eni gli morì prima.
L’informatica la volle chiusa Cuccia, anch’essa nel biennio infausto 1962-1964. Olivetti e la Sapienza d Roma avevano tutto per entrare primi nel mercato dell’informatica diffusa, o personal computer. L’azienda mettendo a frutto la sua leadership mondiale nelle macchine per ufficio, l’università la sua riuscita miniaturizzazione dei cervelloni. Ma il banchiere disse che quella roba non aveva futuro – e non era pagato dall’Ibm, almeno questo, che sul personal diventerà il gigante del settore per un trentennio.

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