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mercoledì 11 maggio 2011

L’economista scimmiotta il giornalista

Forse per smentire Carlyle, che li voleva evidentemente tristi come la loro scienza, gli economisti amano scherzare. Spiritosi più che scienziati. Lo era pure Keynes, spiritoso, e perfino Marx, e dunque non ci sarebbe da scandalizzarsene. Se non quando, sotto lo spirito, non c’è niente. Non c’è nei libri e nei discorsi di Tremonti, sotto la battuta divertente o sferzante – che, certo, ha il merito di avere scoperto la Cina, dieci o quindici anni fa. Non c’erano in quelli di Padoa Schioppa - i libri purtroppo restano. Non c’è nei famosi liberisti milanesi, Bragantini e i suoi epigoni – che delle battute, certo, sono maestri. E dunque bisogna contentarsi della scoperta della Cina, la quale era stata scoperta prima di Gesù Cristo?
Sembra strano, ma non c’è nient’altro. Si cerchi dall’altro lato, gli antitremontiani di programma, e non si troverà niente, dopo le battute. Nel famoso sito lavoce.info, di Giavazzi, Boeri e i loro discepoli. O tra i giornalisti e i commentatori dei migliori giornali. Oggi sul “Corriere della sera” Michele Salvati afferma che “il vincolo dei conti ci obbliga a correre di più”. Ma non dice come: con l’olio di ricino? con la Siberia? Quando lo sanno anche le pietre che il vincolo dei conti da vent’anni ormai, dal fatidico 1992, ci costringe allo stallo, altro che corse. Scuramente lo sa Tremonti, dato che, almeno lui, ha scoperto la Cina: che il vincolo dei conti, in un mercato globale che invece non se ne dà, non gli Usa, non il Giappone, non i Bric, è una camicia di forza, seppure volontaria.
Se poi si legge tutto Salvati, si vorrebbe prendere il fucile. La sua analisi si fa forte di Tito Boeri, secondo il quale il Pnr di Tremonti non esiste, il Piano di Riforma Nazionale, come la peste di Manzoni non è questo e non è quello: alcune misure sono già state attuate, altre invece sono annunciate ma non previste. E di Gianfranco Viesti, che Salvati dice “competente, acuto, caustico”, secondo il quale il piano di Tremonti di proposito pone all’Italia “l’obiettivo di diventare… il peggiore tra i paesi europei”. E questo è tutto. Spiritosaggini, tra l’altro, di cui si ride poco – sarà, anche qui invasiva, la sindrome Berlusconi (speriamo che almeno scopino)?
Si dovrebbe dirlo il tradimento degli intellettuali. Che c’è tutto (Boeri dice che la riforma della contrattazione non ha avuto effetti, e come è possibile?). Ma di più c’è l’inconsistenza: se sono stati intellettuali in realtà ambivano a fare i giornalisti. O magari andare da Lerner, o da Santoro.

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