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lunedì 16 aprile 2012

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (124)

Giuseppe Leuzzi

Pasolini si dice spesso “settentrionale”: “Sono settentrionale…”. Da ultimo nel testo che aveva licenziato per la pubblicazione subito prima dell’assassinio, e per la cui uscita aveva già fatto le prime interviste: “Sono settentrionale…”.

L’“odio verso la città di Roma, in cui, giuravo, non avrei ma messo piede in vita mia” era già di Calvino a sedici anni. Roma come l’altro mondo, l’unica città italiana, meticcia, impersonale, imperiosa.

“Panorama” scandaglia 32 località di vacanza, e nell’80 per cento di casi trova che gli affitti estivi sono in nero. Sono quasi tutti al Sud. Ma anche le 32 località sono quasi tutte al Sud. Non si fanno vacanze, com’è noto, nel Veneto, in Romagna, nelle Marche. E in Toscana e Liguria se ne fanno poche.

Milano
Scopre ora la corruzione, la sua corruzione.
O è quella di Varese?

Il puttanesimo padano che sfila in tiro, al Tribunale di Milano, per dire quanto è signore Berlusconi, almeno un film Milano lo sa fare.
Alcune vantano la laurea, tutte stringono le bocche voraci. Come una volta alla messa, ma senza la veletta.

Dieci consiglieri indagati per corruzione, e quattro assessori dimessi per lo stesso motivo in un anno, ma la Regione Lombardia resta al di sopra del sospetto – “quelle” cose sono da Regione Campania, Regione Sicilia.

Il “Corriere della sera” è costernato. Il giorno del giudizio di Bossi lo liquida con un due pagine di Cazzullo che ne spiega così le colpe: “Da subito la Lega è stato il partito più «sudista» di tutti: familista e clientelare, costruito sui legami personali meglio se di sangue) e la fedeltà al capo”.
Con i figli che dovevano ancora nascere, diavolo d’un Bossi.
Ma siamo sicuri che siano figli suoi?

Il Sud, come è ben noto, pratica una politica infetta. Non i Savoia e il Rattazzi del connubio. Non Depretis e il trasformismo. Né Giolitti. Salvemini ebbe a dirlo “ministro della malavita”, ma Salvemini, essendo di Molfetta, non era magari uno più corrotto di Giolitti? O Nitti, Orlando, Sturzo, Moro. Per non dire di Berlinguer..

Gianfranco Miglio, che si voleva ideologo della Lega, l’aveva pur detto: “La Lombardia non genera uomini di Stato”, solo affaristi,

Il suo Inferno, ne “La Divina Mimesis”, Pasolini lo vuole nella pianura padana, colpevole di Volgarità, un peccato il cui “primo carattere… consiste nel suo essere invadente, nel suo voler rendere Volgare anche chi non lo è, chi è estraneo al suo mondo (l’Italia del Nord e le sue industrie)”. Maestri d’ipocrisia: “I Volgari sono morali”.

La signora Dal Lago, del triumvirato che deve smacchiare la Lega, ha verdi pure gli occhiali, la montatura e i riflessi delle lenti.

Possibile che l’unica cosa pulita di questa Lega del Nord sia una di Brindisi?

Mafia
L’ha creata l’Italia. In Calabria l’ha creata la Repubblica, negli anni a cavallo del 1960. In Puglia negli anni 1980. In quanto organizzazioni o ramificazioni di interessi illegali o illeciti. Ci furono retate di pugliesi a Roma nel 1986 di cui gli inquirenti non riuscivano a capire le connessioni: nel 1986 la mafia in Puglia era una novità.
L’Italia ha aperto gli spazi e creato i presupposti per cui la mafia è mafia, cioè organizzata, violenta, impunita.

Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri si reca a Racalmuto, dopo aver sciolto il consiglio comunale per mafia. Invitata dai ragazzi di “Malgrado tutto”, la locale rivista antimafia. Ad accoglierla ci sono una trentina di persone: i funzionari del Comune, non tutti, e i ragazzi di “Malgrado tutto”, non tutti – Racalmuto conta novemila abitanti. Certa antimafia fa paura, come la mafia.

La mafia è un crimine e anche un “discorso”. Pervasivo. Nel quale si consuma tutta la realtà meridionale. Che ovviamente è sfaccettata. La maggior parte dei meridionali lavorano, come tutti, con qualche fatica in più. Ma in tutte le loro attività, al Comune per le pratiche e le licenze, in banca, con i fornitori, con i clienti, con i committenti o appaltatori che siano, sono imbozzolati nel “discorso” mafia, di cui anzitutto devono liberarsi, e non possono – il dubbio sempre rimane. Il discorso pervasivo della mafia non permette tra l’altra nemmeno una corretta lotta anticrimine: alle piccole bande che assaltano banche, assicurazioni, negozi, più spesso di giovani e giovanissimi, ai corrotti e corruttori, alle truffe, così diffuse, specie nel campo del risparmio. Tutto sempre appeso al “discorso” mafioso, una sorta di biblismo da caserma.

leuzzi@ntiit.eu

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