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sabato 21 aprile 2012

Israele, è meglio che emozioni gli scrittori

Si può prendere, è più giusto, la poesiola di G.Grass contro Israele come un segno di attenzione, e anzi di preoccupazione. Evocare l’antisemitismo, come è stato fatto da tanti, da Bernard-Henri Lévi al governo Nethaniau, è fuori luogo. Perché Grass non è antisemita, e pone un problema politico. E perché dice una cosa, non schiera armi né muove battaglioni. È del resto evidente, un buona fetta dell’opinione israeliana lo sa, che c’è un impasse dentro e attorno a Israele, che esso è determinato da Israele, e che può ritorcersi contro Israele. È giusto dunque preoccuparsi. Meglio ancora se lo fanno gli scrittori, se Israele tocca le corde di chi “immagina” e “vede”.
Un altro tedescofono intrattabile, Friedrich Dürrenmatt, aveva voluto trentacinque anni fa, come Grass non richiesto e senza una speciale occasione, schierarsi a favore di Israele. Al termine di un viaggio breve, una tre giorni a Haifa, Be’rsheba’ e Gerusalemme, invitato a tenere nelle tre città una conferenza. Era un momento difficile per Israele, dopo la grande paura della guerra del Kippur, cui era seguita una stagione ostile all’Onu, culminata nel 1975 con una mozione che diceva razzismo il sionismo – poi ripudiata nel 1991. Di più, in ognuno dei tre luoghi Dürrenmatt subì un’emozione intensa. Che al ritorno lo portò a riscrivere radicalmente la sua conferenza. Allargandone l’impianto politico a quello religioso e alla presenza, allora forte in Europa, del marxismo. Per dire sì, malgrado tutto, e al suo modo parafilosofico, tra l’esistenziale e il trascendentale (mitologico), all’esistenza di Israele: “La mia presa di posizione nei confronti di Israele si fonda su riflessioni … complesse, non tanto perché uno scrittore di per sé tende a riflessioni complesse quando gli si richiede un discorso, ma piuttosto perché la motivazione in sé è complessa”, etc. Ma alla fine senza se e senza ma: “La risposta è semplice: io, che non prendo posizione per nessuno stato in particolare , che in genere non penso molto bene degli stati, e del nazionalismo poi penso decisamente male, prendo posizione per Israele perché credo che questo stato sia necessario”.
Un libro in vario modo interessante, che bizzarramente più non si ripubblica dopo la prima traduzione nel 1978. Il titolo originale dice di più: “Zusammenhänge, Essay über Israel. Eine Konzeption”. Quattro anni dopo la pubblicazione del saggio, nel 1980, Dürrenmatt pubblicò un seguito, “Nachgedanken unter anderem über Freiheit, Gleichheit und Brüderlichkeit in Judentum, Christentum, Islam und Marxismus und über zwei alte Mythen”, sui concetti di libertà, uguaglianza e fraternità nell’ebraismo, il cristianesimo, l’islam e il marxismo, e su “due vecchi miti” – tradotto nel 1998 col titolo “Nel cuore del pianeta”
http://www.antiit.com/2011/10/marx-e-finito-israele-no.html
Friedrich Dürrenmatt, Rapporti. Saggio su Israele

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