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venerdì 4 gennaio 2013

Il partito europeo è italianissimo

Si presenta il governo d’eccezione di Monti come il buon governo di un “partito europeo”. I suoi Grandi Elettori, nei giornali e nelle banche, e ora in Vaticano, lo fanno. Ma non si dice chi sarebbe l’Europa. Sarkozy non più, un incapace. Cameron sicuramente no, è uno che lavora a trarre solo qualche utile dall’Europa. Angela Merkel? I suoi giovani turchi-banchieri? La burocrazia di Bruxelles?
L’Europa può essere solo il concerto dei governi europei. Con pesi e misure ma senza primati o egemonie. Angela Merkel è del resto una politica molto prudente nel suo paese. Forse a questo deve la sua resilience – diventa egemonia per la nullaggine dei comprimari. L’Europa di Monti è agitata come una patente di nobiltà, che è curiosamente il mondo opposto, molto democratico, solo democratico, come l’Europa si è fatta e può farsi.
L’Europa è semmai la debolezza di Monti, che sapeva ciò che avveniva, per esperienza e uso di mondo. Un sospetto che i Grandi Elettori di Monti derubricano a populismo antieuropeo. Ma non c’è europeismo senza una salda equità, il presidio del bene di ognuno, di ogni paese. Ciò è vero a destra, ma sopratutto dovrebbe esserlo a sinistra. 
Lo stato dell’arte in Europa, dopo l’affondo contro l’Italia, è quello previsto dal documento dei “quattro presidenti” a margine del Consiglio Europeo di giugno. Nelle parole di Monti, “una visione di medio termine per una vera unione economica e monetaria, fatta di quattro pilastri: unione fiscale, la cosiddetta unione bancaria, l’unione economica e l’unione politica”. Non un intervento d’urgenza, ma una “visione”. Che nei sei mesi si è concretizzata solo nella “cosiddetta” unione bancaria – si è cominciata a concretizzare. E per il resto nulla.
L’unione politica non  starà bene alla Francia. E l’unione economica, checché essa voglia dire, non starà bene alla Germania, che da sempre nei 55 anni della Comunità non ha mai rinunciato a suoi propri criteri doganali (leggi sanitarie, ambientali, etc.), di economia pubblica (proprietà, credito, sovvenzioni), e antimonopolistici. L’Europa per la Germania era una diga contro il sovietismo. Ora è una cosa in più che essa paga, poco, per averne alcuni benefici – in larga misura è una partita di giro per i suoi interventi nell’economia nazionale.

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