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sabato 5 gennaio 2013

Amico Bobbio, non maestro

“La complessità del fascismo spiega la complessità dell’antifascismo” (p. 115). Non è proprio così. Ma, poi, il fascismo resta fascismo, la democrazia democrazia – i due termini entro cui il curatore Michelangelo Bovero ha raggruppato nel 1997 i saggi della raccolta, ora in economica, per una “Biblioteca per la sinistra”: non si impara molto da Bobbio.
Non che gliene mancassero i mezzi. Si veda alle pp. 196-197 il fulminante “la buona filosofia politica è generalmente degli scrittori conservatori”, per il loro realismo politico: “Senza realismo politico non c’è filosofia (né scienza) dello stato, ma soltanto ideologia (o utopia)”. Ma non li usa – e confonde conservatore con reazionario. Un “amico” piuttosto che un maestro, un uomo di buona volontà, una persona sensibile. E come tale immerso nella politica di ogni giorno. Purtroppo con inclinazione al pensiero dominante. Da ultimo sul “pluralismo”. Che è all’origine il concetto costituzionale di La Pira, recepito all’art. 2 della Costituzione a opera di Moro, come riconoscimento dei molteplici soggetti  del diritto, trasformato in mascheratura della lottizzazione. E su Craxi, Mani Pulite, il compromesso, la destra (Berlusconi), la guerra “giusta”, quella che cancella il diritto internazionale, e l’uguaglianza, fuori tema, fuori tempo. Senza peraltro vedere il visibile: la democrazia “incompiuta”, che sarebbe il vero nodo dell’uguaglianza, e l’imbarbarimento della giustizia, eretto a trincea della democrazia.
Restano i ritratti, simpatetici: Einaudi, Moro giovane, Togliatti, Calamandrei – e il Gentile rinegato.
Norberto Bobbio, Dal fascismo alla democrazia, Dalai, pp. 391 € 8,90

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