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venerdì 14 febbraio 2014

La storia cominforme

Una novità c’è, in questa storia. Rispetto alla prima edizione, rilegata, 2012, è saltata nella presentazione della “fine degli anni settanta” questa frase: “Agli ultimi, cupi sussulti del decennio morente si intreccia l’emergere di trasformazioni colossali che riguardano leconomia e la cultura, il privato e il pubblico, la politica e la comunicazione”. Il resto rimane, uniforme, plumbeo: Con poca storia – un lungo articolo togliattiano, nella lezione di Scalfari, il successore di Togliatti e Berlinguer. Cominforme quindi, e pieno di sussiego. C’è da dimostrare che Berlusconi è Craxi, anche se non si sa a che fine. Lo storico svolge il compito. Il lettore rimpiange i soldi spesi.
Non c’era il Muro? Un Muro? Il Muro non è caduto? Sarà. Non c’era un Partito Comunista Italiano, pieno di voti e alterigia, che fece l’austerità e i governicchi di Andreotti? Il glorioso Pci, certo. Non c’era l’inflazione sopra il 20 per cento? La scala mobile non alimentava l’inflazione e il debito pubblico? L’inflazione, la scala mobile? Prodi non aveva regalato la Sme a De Benedetti, con una dote di 30 miliardi di lire? Non c’è stata un sinistra in questi quasi cinquant’anni dall’assassinio di Moro? Questa sinistra non è stata ed è dominante nella finanza, nei media, nell’università, nella giustizia, e alcune volte anche in Parlamento? No, pare ci si stata solo una “anomala alleanza di centrodestra”. Sola? Anomala?
Ma a che scuola li mandano, questi storici? Marx direbbe che li paga Berlusconi.
Guido Crainz, Il paese reale. Dall’assassinio di Moro all’Italia di oggi, Donzelli pp. 320 € 21,50

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