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giovedì 9 ottobre 2014

Bruxelles si dà alla politica

Col no alla vice-presidente slovena si completa la formazione del nuovo esecutivo europeo, che il neo presidente Juncker vuole qualificare di governo politico e non più tecnocratico. Il no a Alena Bratusek, dopo quello alla bulgara Kristalina Georgieva,  paradossalmente rafforza questa connotazione: il Parlamento prende sul serio le indicazioni di Juncker. Che gli aveva presentato un esecutivo composto da cinque ex primi ministri, quattro vice-primi ministri e 19 ex ministri.
È un governo di coalizione: ai nominati del Ppe si affiancano quelli del Pse e dei liberal-conservatori. Con una forte caratterizzazione tedesca. Sono allineati a Berlino almeno quattro dei vice-presidenti: l’olandese Timmermans, il finlandese Katainen, il lettone Valdis Dombrovskis, l’estone Andrus Ansip, tutt’e quattro di forte caratura, ex primi ministri. Lo stesso Juncker, che s’illustra per essere stato per 18 anni primo ministro del Lussenburgo, è tra i politici popolari di fiducia di Berlino.
Juncker tuttavia può rivendicare di essere il primo presidente della Commissione “nominato dagli elettori europei”. In due maniere, coma candidato presidente del partito Popolare Europeo alle elezioni di fine maggio, e poi dalla cosiddetta Camera Confederale, il consiglio dei capi di Stato e di governo.

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