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mercoledì 8 ottobre 2014

Giufà è vivo e combatte insieme a noi

“C’era e non c’è più Giufà”. Come non c’è più, se è tutti noi. Non era quello “che combatte una piccola, grande guerra contro la fame, i soprusi e l’ingiustizia, e che per sopravvivere da truffato si fa truffatore, da inseguito inseguitore, da affamato affamatore, da ingannato ingannatore”? E più quello che veniva raccontato ai bambini in Calabria e in Sicilia, che “è sì lo scemo del villaggio, ma è anche sofistico giocatore di parole e senso, ferocemente attaccato alla lettere dei nomi e delle cose, benché si muova in un orizzonte limitato e chiuso, in un ambito ristretto di egoismi e bisogni primari, ma anche di resistenza all’oltraggio e all’ingiustizia, sempre o quasi sempre contraddetta dalla costante ricerca dell’interesse e del tornaconto personale”. Un po’ poeta anche, anche lui: “Epperò con qualche ventata di follia, di pura fantasia, di pura agnizione del creato, del mistero e della bellezza” – uno che prova a liberare la luna caduta nel pozzo, e si rifiuta, animalista ante litteram, di prestare l’asino al vicino violento.
Giufà è, era, Jolanda Insana opportunamente lo ricorda, personaggio quasi millenario, emerso nell’Anatolia del Duecento, dipoi “figliando e moltiplicandosi per ogni dove con fratelli e fratelli Bertoldi bertoldini cacasenno”. Con vari nomi: Nasreddin Hoca nell’originale sufi, Guha in Egitto, Djoha nell’ebraismo sefardita, Djuha nel Maghreb, Giucà a Trapani, Giucca in Toscana - e anche Karayozi in greco, Karaguz in turco. Insana, vigile poetessa di Messina trapiantata a Roma, lo rievoca in uno coi ricordi della sua propria infanzia. Con nostalgia oltre che con acume. Ma lei stessa sa che Giufà è sempre vivo e “combatte” insieme a noi - “s’è buttato in politica”: “Se Giufà che c’era oggi non c’è più, c’è oggi Giufà che non c’era? C’è, c’è, e gli esemplari sono tanti. Prevedibile e non più paradossale, deficiente e arrogante è sempre miracolato ma le sue storie le scrive la cronaca, vanno sui giornali, in tribunale. Trama e ordisce inganni a danno altrui e a suo vantaggio, e per non lasciare la cadrega distrugge e stravolge il senso e la verità delle parole con bagliori accecanti di vomitevole furbizia, con battutine sceme”. Chi può dire di non incontrarne?
Jolanda Insana, Giufà chi?, in “Zapruder” 33, gennaio-aprile 2014, pp. 160 € 12

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