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venerdì 21 novembre 2014

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (226)

Giuseppe Leuzzi

Luca Ricolfi stima sempre in 50 miliardi il flusso annuale di risorse dal Nord verso il Sud e Roma. Oggi come nel 2010. Ma è la vecchia cifra è di Draghi, che da presidente della Banca d’Italia nel 2008 si prendeva la briga di valutare in 3 punti di pil “l’afflusso netto verso il Sud di risorse intermediate dall’operatore pubblico”.
Ora che il pil è diminuito, non sarà diminuito anche il flusso annuale di risorse dal Nord verso il Sud.
Ed è un flusso netto, al netto di quanto il Sud paga senza ritorno?

I Carabinieri, che si erano già segnalati per i video della Madonna di Polsi mafiosa, e per l’inchino della Madonna di Tresilico al boss, hanno immortalato gli ‘ndranghetisti in cascina in Lombardia, a giurarsi fedeltà nel nome di Mazzini, Garibaldi e La Marmora, pena il cianuro. Ora, nessuno ‘ndranghetista si è mai suicidato, nemmeno col cianuro.

E La Marmora? Chi è costui? Quale La Marmora?
Dice: sono massoni. Gli ‘ndranghetisti giurano per Mazzini, Garibaldi e La Marmora perché erano massoni. Gli ‘ndranghetisti sono andati a scuola, che sanno tante cose? O sono massoni. E gli intercettatori no? Quelli che le intercettazioni diffondono, se non quelli che le fanno.

Le processioni di Marx
Le processioni. Come non si è guardato ad esse con l’occhio di Marx, in questo caso acuto? Marx bollava la religione come “l’oppio dei popoli”, è risaputo. Ma in senso buono, come l’ultima risorsa dei deprivati. Ecco cosa diceva esattamente, nella “Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico”: La religione è il singhiozzo della creatura oppressa, l’animo di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione di vita priva di spiritualità. È l’oppio dei popoli”.
Per Marx la religione popolare aveva una valenza positiva. A Feuerbach, che la religione riduceva a  frutto di una coscienza capovolta del mondo, e quindi la voleva finita nel mondo tecnico e democratico, Marx aveva obiettato già nel 1844 che essa sarà pure un inganno che l’uomo opera su se stesso, ma è una consolazione e una promessa di verità..Ma già Shakespeare l’aveva detto nel “Re Lear”, che “ormai nessuno vede più miracoli eccetto gli infelici”, e il popolo di Marx non vuole essere infelice.

Si pratica la magia al Sud
Non c’è solo una letteratura del Sud – mentre non c’è del Nord, malgrado gli sforzi di Dionisotti e Mauri. C’è anche un magia del Sud, De Martino ne era convinto. Ma subordinata. Magia nel senso di pratiche magiche. Come materia folklorica. Etnologica. Antropologica. Subordinata nel senso di Gayatri Chakravorti Spivak e dei suoi “subaltern studies”. La metodologia di alcuni storici indiani degli anni 1980, che rilessero la storia dell’India dal punto di vista della “subalternità”, cui Gramsci aveva accennato nelle “Note sulla storia d’Italia”, mediata da Edward Said.
L’egemonia moderata dominante nel Risorgimento Gramsci aveva arricchita col riconoscimento della capacità di dominio culturale degli stessi moderati, Cavour naturalmente in testa. Con Gramsci, e con Foucault, Derrida e Barthes, i subaltern studies avevano concluso rapidamente che il padrone vince sempre, perché ha e dà le parole, racconta la storia. Con la coscienza maliziosa, da parte di Spivak: “Io scrivo, naturalmente, all’interno di un luogo nel quale si lavora per la produzione ideologica del neo colonialismo anche se sotto l’influenza di pensatori come Foucault”. Concludendo col “mostrare le complicità tra il soggetto e l’oggetto della ricerca – tra il gruppo dei Subaltern Studies e la subalternità”. Che non è un paradosso.
Resta inalterata l’esigenza di Gramsci: “Le classi inferiori” devono “conquistare l’autocoscienza attraverso una serie di negazioni”. De Martino lo faceva attraverso una serie di affermazioni. Lusinghiere, se si vuole: la fascinazione è comunque un segno di vita e forse una risorsa. Ma dove si incontra? Quella ricerca era di foglie secche, già sessant’anni fa. La subalternità, già in Gramsci, è l’introiezione della dipendenza.
Quanto alla magia, bisogna infine rendere giustizia al Nord. Essa era ed è ben viva al Nord, sotto le specie del satanismo. Con messe nere e circoli iniziatici. Con morti anche.

Il condono mafioso 3
Se si vuole creare, ingigantire, irrobustire le mafie, bene, è quello che si fa. Celebrandole molto e colpendole poco e tardi. Non negli interessi principali, la droga, la finanza. Gli arresti di balordi corredando di giuramenti, iniziazioni, riti, devozioni, santini, “pungimenti” e altre messinscene ancora più balore.i ancora più balordi. Nonché di conferenze stampa celebrative, e di storie, sociologie, interviste magnificatrici, di assassini e pentiti. Di testimonianze  prese sempre per buone e eccellenti. Soprattutto se a carico dei propri nemici – un uomo politico, un uomo d’affari, un inquirente, concorrente nella carriera, un giornalista concorrente nella confidenza, un avvocato, qualche vescovo (i vescovi ora non più, con papa Francesco).
È evidente che i Carabinieri hanno videoautori molto buoni, ma uno non sa se congratularsi. Perché mai la mafia ha prosperato tanto, e tanto invasivamente, come in  quest’epoca di antimafie istituzionalizzate e ridondanti. E di pentiti, che pure sono migliaia. E forse meglio che video autori sarebbero stati agenti dell’ordine. Un Messina Denaro si cattura e basta, non si lascia sfuggire alla cattura una, due, dieci volte, a dieci, venti o cento inquirenti messinadenarologi, primula rossa, robin hood, mago houdini.
I vaniloqui di Riina, con  sconosciuti messi alle sue costole in cella, condurrebbero a chiedersi: tutto qui? E invece l’estorsione non si punisce subito, e amen. No, s’interviene dopo venti e trent’anni, quando è diventata pratica abituale, con atti d’accusa magari di cento e mille pagine, ma quando i soldi sono scomparsi, e i morti hanno fatto catasta.
Oltre che per l’abiezione, Riina fa paura per la stolidità: non sembra capire molto di quello che dice. Ma questo è l’uomo che ha fatto tremare lo Stato. Uno il cui cervello è solo nella potenza di fuoco, degli altri per di più. Ma, è vero, indisturbato: lui può mettere le bombe, lo Stato no. E anzi deve difendersi dai riinologi: estimatori, compagni in cella, intercettatori, scoopisti. Questo è vero: la mafia crea ricchezza, dà lavoro.

In “L’assalto al cielo”, una raccolta di studi sull’emigrazione, la storica Andreina De Clementi pone “le complicità dei contesti”: “Perché negli Usa proibizionisti degli anni trenta sì, e in Canada o in Australia o in Francia no?” È vero e non lo è: lemigrazione è varia, per provenienza, destinazione, epoca, e quindi si compone di realtà diverse, che variamente si sovrappongono. Ma a proposito dell’insorgenza mafiosa si può testimoniare che proprio in Canada, Australia e Francia essa si manifestava ancora di recente. La grande differenza, più che nel contesto, stava nellapproccio.
Attorno al 1980, a Reggio Calabria, indagando sui rapimenti di persona, il comando dei Carabinieri aveva ricostituito, stante il segreto bancario in Italia, le diversificazioni finanziarie di cui alcune mafie erano già specialiste attraverso i contatti australiani o canadesi, di parentela o paesanità. E in almeno un caso, i Pesce di Rosarno, in Francia. Una rete dettagliata dei movimenti di denaro con persone e banche della Locride e della Piana di Gioia Tauro era stata ricostruita grazie alle segnalazioni delle polizie di Canada, Australia e Francia. Che però si guardavano bene dal farne un fenomeno speciale. Diverso era - è - l’approccio.
Non dovendone fare terreno di bagarre politica, l’apparato repressivo di quei paesi non indulgeva in società segrete, cupole, associazioni e concorsi esterni, ritardando di decenni e di generazioni la punizione del crimine, bensì colpiva subito i rei. Molto più semplice, e anche produttivo.

leuzzi@antiit.eu

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