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domenica 16 novembre 2014

L’Europa salvata dalla Svizzera

Conciso e breve, prosaico e non spettacolare come lo Spengler del “Tramonto dell’Occidente” un secolo fa, quasi, l’ex ministro degli Esteri della Germania ed ex leader dei Verdi non è meno pessimista – “Scompare l’Europa?” è il titolo. L’Europa potrebbe finire prima di nascere: era una storia di successo ancora pochi anni fa, nel 2008, è ora un rottame politico, un rottame economico, e si fa minacciare dalla Russia a Est. Non c’è solo la crisi economica, quella politica è peggio, con gli antieuropeisti in crescita e forse già maggioranza – ma l’una cosa non è legata all’altra? Per colpa, in larga misura, dei governi Merkel.
Un libro di cui curiosamente in Italia non si parla - solo in Italia: c’è un delitto di lesa-Germania? Un po’ Fischer fa autocoscienza, criticando quelle che chiama “politiche di euroegoismo”. Che poi sono una: nel 2008 la Ue è entrata in “crisi esistenziale” per avere la Germania impedito un programma di salvataggio europeo. Avviando di fatto una politica di “ri-nazionalizzazione”. Immemore di quando l’Europa, nel 1953, le abbuonò i debiti di guerra, quasi 12 miliardi di dolari su 23, dilazionando il resto su trent’anni.
Fischer critica il nazionalismo, fomentato in Germania dai governi conservatori: “Il più grande pericolo per l’Europa è oggi la Germania”. L’austerità imposta da Angela Merkel ai partner deboli dice  “devastante”, come è: impone “la deflazione dei salari e dei prezzi”, e non consente ai paesi più indebitati di uscire dalla crisi, col ”pretesto del risanamento dei conti”. Benché si professi fuori dalla politica, Fischer critica in realtà Angela Merkel.
Parla molto di Kohl, il leader del partito cristiano-democratico defenestrato da Angela Merkel, già sua pupilla, per dire che c’era un’altra maniera per lo stesso partito di governare la crisi: “Né Schmidt (il cancelliere degli anni 1970, nd.r,, altri anni di crisi) né Kohl avrebbero reagito in modo così indeciso, voltandosi dall’altra patte come ha fatto la cancelliera. Avrebbero anzi profittato dell’impasse creato dalla crisi per fare un altro avanti verso l’integrazione europea. La Merkel così distrugge l’Europa”.
In un’intervista allo “Spiegel” un mese fa Fischer ha lanciato anche lui la frase famosa: “Parliamo là fuori di una Germania europea o di un’Europa tedesca?” A colloquio con “Die Zeit” riconosce anche lui che non c’è solo il successo dei partiti anti-europei a minare la Ue, c’è anche una divisione perniciosa tra i paesi del Sud Europa e quelli del Nord Europa. Reduce da una vista di lavoro in Italia, si dice sconcertato dal numero di volte in cui ha sentito menzionare astiosamente Merkel e mai Berlusconi.
Ma poi dice che anche la Francia ha le sue responsabilità. L’unificazione dell’Europa è a rischio perché la Germania è ferma agli “amati soldi” e la Francia alla sovranità politica, all’orgoglio. E allora passa alla proposta tecnica: fare un’Europa alla svizzera.
Federalista da sempre, Fischer specifica che non ritiene possibile, e comunque non gli piacerebbe, un federalismo all’americana. Quello svizzero gli piace di più, ed è più vicino all’Europa quale è: non una nazione, con una lingua, ma più esperienze storiche che di comune accordo si combinano insieme. Ma poi, dice anche, niente si può fare se Francia e Germania non decidono. E questa è forse la sola verità:
Joschka Fischer, Scheitert Europa?, Kiepenheuer & Witsch, pp. 160 € 18

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