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mercoledì 19 novembre 2014

L’Opera comica di Roma

Per migliorare i conti dell’Opera di Roma, invece di moltiplicare le rappresentazioni e i biglietti, il sindaco Marino e il suo supermanager Fuortes hanno licenziato il coro e l’orchestra. Come il famoso marito che a dispetto della moglie se li tagliava. Dicendo che per divertirsi si sarebbero messi una protesi: avrebbero fatto la stagione in outsourcing, prendendo l’opera qua e là. Come se costasse meno. Mentre si tenevano i 350 amministrativi. Da pagare a debito, poiché hanno fatto saltare la stagione e gli abbonamenti..
Ora hanno riassunto il coro e l’opera. Congratulandosi: “La fermezza paga”. Cioè, si sono riempite le casse? Senza più Muti, che assicurava gli abbonamenti e gli esauriti, senza una stagione, e senza nessuna tranquillità del personale artistico.
Tutto questo, il licenziamento, la riassunzione e le fermezza col plauso costante delle cronache romane, al “Messaggero”, a “Repubblica”, al “Corriere della sera”. Per obbedienza di partito? Il partito della “Roma ladrona”?
Si discute se Renzi non sia un corpo estraneo al partito Democratico e alla sinistra. Ma forse è un anticorpo: senza di che altro se ne direbbe? O un cache-sex: senza non sarebbe un bel vedere.

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