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mercoledì 3 luglio 2019

La donna autrice


Una rivendicazione del diritto delle donne a scrivere, sotto forma di racconto sentimentale – un amore andato a male proprio su questo, l’indipendenza di lei. Scritto durante il consolato o l’impero di Napoleone,  ma da una donna già celebre come scrittrice (di innumerevoli opere, di
narrativa, e di pedagogia) e come personaggio. Contessa per matrimonio, Caroline-Stéphanie-Félicité du Crest era stata il Governatore dei figli di casa d’Orléans, tra essi il futuro re Luigi Filippo, animatrice di una sorta di asilo-scuola avveniristico nella sua propria abitazione, con i bambini d’Orléans, i suoi propri, e qualche nipote, autrice acclamata nel 1779, a 33 anni, di un  “Théâtre à l’usage  des jeunes personnes”, di cui scrisse subito Grimm entusiasta, successo doppiato nel 1782 con un testo di pedagogia derivato da Rousseau, “Adèle et Théodore, où lettres sur l’éducation”.  Invitata all’Accademia da D’Alembertt all’Accademia a condizione che lasciasse il “partito dei devoti”, si rifiutò, e progressivamente si allomntanò dai philosophes. Sarà poi autrice di molti racconti e romanzi dimenticati, ricordata per le voluminose “Memorie”.
Alla rivoluzione aveva portato i bambini che accudiva a vedere la demolizione della Bastiglia. Ma quando, nel 1793, il duca d’Orléans fu ghigliottinato, per avere votato contro la condanna a morte del re Luigi XVI, riparò anche lei all’estero. Vivendo da allora in poi dei suoi scritti. Ritornò con Napoleone, che la provvide di una modesta pensione, quindici anni di grande produttività. Che le portarono anche l’ammirazione di George Sand. E si riconciliò poi con i Borbone, vivendo con una modesta pensione di casa d’Orléans, e di acquisti di favore – Talleyrand le acquistò una cassa di autografi. Morirà a 84 anni anni, pochi mesi l’accesso al trono del suo allievo Luigi Filippo – che la ricorderà nelle “Memorie” come educatrice “molto democratica”.
La rivendicazione è graziosa, anche spiritosa.Si conclude perfino con le “gelosie letterarie”, un pezzo d’antologa, e le “noie della notorietà”. Non nuova: il tema era del tempo, rivoluzionario e post. Mme de Genlis era stata preceduta da Mme de Staël, “Della letteratura”, 1800, e “Corinna, o dell’Italia”. “La femme auteur”, del 1810, è pubblicato nel 1825, nella raccolta “Nouveaux contes moraux et nouvelles historiques”. Madame de Genlis era nipote di Mme de Mantesson, l’amante del duca d’Orléans, la quale scriveva a sua volta – un adattamento dalla “Marianne” di Marivaux è ricordato.
La parte più vivace, oltre che sull’amato restio a sposare una scritrice, è sulle donne. Sulla loro incapacità a di “fare gruppo” o “spirito di corpo”.
Madame de Genlis, La femme auteur, Folio, pp. 109 € 2

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