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mercoledì 12 aprile 2023

La banda Nato, al seguito di Biden

Più che le cose trovate (rivelate) dalle carte del Pentagono pubblicate, normali note dei servizi d’informazione degli Stati Maggiori, meraviglia la meraviglia dei media italiani. Che pure, in teoria, hanno un numero straordinario di inviati sui fronti di guerra. Ma solo ora scoprono quello che si sa. Perché ne parla il “New York Times” - a cui quelle carte sono state date, non le ha rubate, non si può. E perché l’America comincia a chiedersi chi è veramente Biden, dietro il rictus del sorriso, e cosa vuole.
Si “scopre” che l’Ucraina combatte con mezzi e armamenti Nato, soprattutto americani. Che in Ucraina (e nella finitima Polonia) operano migliaia di “specialisti” Nato. Cioè militari, non formalmente combattenti, non stando in trincea, ma per ogni altro aspetto sì, combattenti: americani la più parte e inglesi, con i francesi, addestratori. In artiglieria, contraerea (antimissilistica), uso dei droni.
Difendere l’Ucraina è un conto. Ma bisogna anche sapere come va la guerra, a che cosa tende, che cosa si prepara. E chi ci è in mezzo. Che siamo cioè in guerra, seppure come fornitori di mezzi e armamenti e, per ora, come addestratori – lo erano gli americani di Kennedy, quando decisero di “aiutare” Saigon nel 1963 con migliaia di consiglieri. E che la guerra sarà lunga, quindi imprevedibile, quindi rischiosa più di quanto appare. Si penserebbe che sia questa l’informazione. Che invece si esaurisce nei bimbi ucraini, che Putin massacra o ruba, e tutte le altre “notizie di guerra” fabbricate a tavolino, come se ce la rendessero meno cruenta, e meno pericolosa.
Nelle bande c’è il cheerleader, e c’è chi suona il piffero. Ma tutti hanno concertato prima, hanno provato e riprovato. La “banda” Nato suona veramente a caso? Questa sarebbe una informazione terribile.

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