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venerdì 14 aprile 2023

La perdita di sé

Un uomo sfugge a se stesso. E alla moglie, agli amici, al lavoro onesto e passionante. L’ansia immotivata lo immerge in un gorgo – “disagio, malessere, malattia” - da cui non esce, né con la chimica, né con gli appigli che cerca ma non lo legano, né con i gesti automatici, il fumo, l’alcol, le fughe. Il racconto anche di una catapulta, un distruttore. Ma quieto, piatto: distrugge per nessun motivo. Se non che si distrugge.
Un racconto colto e semplice. Sulla traccia del primissimo Camus, “Lo straniero”. Nell’atto gratuito: come si può arrivare a uccidere senza un motivo. Nel soggetto che sfugge a se stesso. Nel malessere fisico e metafisico più che psicologico. Al racconto di Camus rinviano anche alcuni spunti narrativi. Ma innervato dalla tecnica del thrilling: piano, “normale”, e svelto, ogni capitolo una sorpresa. La suspense si accende piano, senza forzature, da sorpresa senza sorprese. Tra personaggi e eventi veri, non traumatici, freddi. Con una scrittura elementare, anche rutiniera, anche di modi di dire. E molti dialoghi ma ordinari, scontati. E tuttavia di effetto.
Si ripubblica il romanzo a vent’anni dalla prima uscita. Nel quadro di un recupero di Carbone, letterato e narratore morto giovane in un incidente col motorino, a opera dei due superstiti dei “quattro amici”, partito un anno fa con “L’assedio”. Emanuele Trevi ne ha avviato il ricordo, col premiato “Due amici” (Strega 2021) – l’altro amico è Pia Pera, morta anch’essa giovane, di malattia. Di Marco Delogu, il quarto amico, il fotografo romano nel cui studio a Trastevere i quattro spesso si ritrovavano, è la foto di copertina, “Sole Nero”.
Rocco Carbone, L’apparizione, Castelvecchi, pp. 141 € 17,50

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