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lunedì 26 novembre 2007

L'esistenza filosofica di Fred Vargas

Un po’ di francese, anche maccheronico, ed è fatta: i cultori dell’“amico” Vargashanno di che esilararsi. Fred non ha scritto un giallo ma un trattato di filosofia. Che a sua volta è uno scherzo. Nulla a che vedere con l’ira della difesa di Battisti, la sua opera successiva di varia umanità: l’“autorice” che tanti amanti ha si diverte a sgonfiare alcuni secoli di filosofia. Analizzando, immaginate, "il senso della vita", in un tour de force sul nulla - sull'idea stessa di trattato.Ce n’è per tutti, anche per i contadini: “À tout sol ses produits”, d’impeccabile originalità, dopo il “concetto vitale” del ver de terre, il verme. Con gli accorgimenti del genere trattatistico: “Ci ritornerò su” e “Vedi sopra”. C’è l’amore, naturalmente, in tutte le sue forme grammaticali: “Come mancarlo”, “Come evitare di mancarlo”, “Come essere amati dall’essere amato”. Ci sono i figli, le sorelle, i nipoti, i viaggi, le vacanze, che più spesso non si fanno, e la guerra ("senza nemico l'individuo non sa più chi è"). Con problemi non facili: il “Principio dell’attesa”, l’excretum”, che purtroppo è giornaliero, il “Principio dei contrari”. Alcuni concetti controversi: la pressione, l’ultimatum, il “Concetto di gambero”, il “Concetto del pitone”, il Rimprovero (sottocategoria: la solitudine compatta). E sicure perle di saggezza: “Perché la sabbia, più si stringe, più se ne va?” “Il mulino macina le sue proprie pietre”. Un esercizio d’iperletteratura, al termine del quale, dopo le quasi cento pagine, non avete letto niente. Cioè, non avete incamerato niente – del resto non costa niente, due caffè milanesi.
Fred Vargas, Petit traité de toutes vérités sur l’existence, Librio, pp. 94, € 2

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