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domenica 6 aprile 2008

Il socialismo degli speculatori

Quali che siano le perdite finali delle banche Usa, di Ubs e delle banche inglesi alla fine dei conti, 50 o 500 miliardi, sono già il settore più assistito dalla finanza pubblica, sia in Inghilterra che negli Usa. Il finanziamento pubblico alla speculazione era ancora da vedere nella storia, ma questo è ora successo, e di più, secondo tutti i pareri, succederà. Cambiata è sicuramente l’ottica: in altra epoca si sarebbe detto “senza vergogna”, ora si dice “proteggere il mercato”. Da se stesso. Coi soldi dei contribuenti: la finanza è l’onore del mondo e bisogna pagare.
Socializzare le perdite si diceva un tempo – i finanzieri dicevano – con orrore, oggi lo slogan è “socializzare la speculazione”. In Inghilterra si è arrivati a socializzare le perdite della Northern Rock, lasciando agli azionisti la polpa buona della stessa banca. La crisi del 2007-2008 non sarà stata un altro ’29 perché i consumi malgrado tutto non sono crollati e non c’è disoccupazione. E questo grazie alla globalizzazione, che peraltro certa sinistra erige a suo nemico. Allo sviluppo dell’Asia, immenso continente dalla Turchia all’Indonesia, con i suoi fondi sovrani che ritengono loro dovere salvare la stessa globalizzazione. Mentre va sotto silenzio la doppia catastrofe, del liberalismo fiducioso nella mano provvidenziale di Adam Smith, e del socialismo che il mito assistenziale e redistributivo argomentava nel nome dell’uguaglianza. A meno che la Provvidenza di Smith con sia l’uguaglianza dei profittatori. Ma è un’epoca senza argomenti, non c’è neppure da ridere.

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