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mercoledì 21 maggio 2008

Moratti salvatore della Roma, perché no

Non saranno i Moratti i salvatori della Roma calcio, della stabilità dell’azienda nelle mani della famiglia Sensi. Ma avrebbero potuto esserlo. Dei due cespiti maggiori della famiglia Sensi in vendita infatti non è l’As Roma ma la Italpetroli, la società capogruppo. I cespiti restanti della famiglia Sensi, i terreni nell'area romana di nuova urbanizzazione Torrevecchia, e gli immobili, non coprono i 130 milioni di cui i Sensi si sono impegnati a rientrare entro l’anno con Banca di Roma-Unicredit, su un debito complessivo a fine 2007 di 377 milioni. D’altra parte, il debito è tutto in capo alla società petrolifera, l’As Roma ha una posizione finanziaria attiva.
Cessioni importanti avevano consentito due anni fa di rientrare di 180 milioni, un rimborso cospicuo, grazie al quale Banca di Roma ha rinunciato all’opzione sul 2 per cento sul gruppo, lasciando la famiglia Sensi in controllo col 51 per cento. Ma un impegno tassativo fu preso nell’occasione per rientrare di altri 130 milioni a fine 2008, come si evince dal testo dell'ultimo consiglio d'amministrazione della Banca di Roma dedicato al gruppo Sensi, pubblicato da "Il Romanista", nonché dagli accordi di fine 2007 tra il gruppo Italpetroli e Banca di Roma-Unicredit. Il resto dell’indebitamento considerando fisiologico e comunque spesabile.
È sulle attività petrolifere del gruppo, rivalutate nell’attuale supercongiuntura dell’oro nero, che gli approcci più consistenti sono stati fatti. Approcci seri, non quelli vantati dall’avvocato Joe Tacopina, ex Jacopino, figlio americano di un romano di Roma, con studio, afferma, a Manhattan e Milano, che al club voleva interessato nientemeno che Soros. La Saras dei Moratti non è interessata, e comunque non ha liquidità da investire. Caduti nel nulla anche gli approcci dei volenterosi banchieri d’affari con l’Agip e con Garrone. Ma rimane in piedi l’interesse della Api-Ip, la compagnia dei fratelli Brachetti Peretti che è la seconda nella distribuzione dopo l’Agip, e potrebbe anche comprare a debito, avendo un patrimonio consistente. Un anno fa se ne era interessata Gaz de France Energy, che opera nelle forniture ai grandi clienti. L'iniziativa è poi entrata in surplace per la possibile privatizzazione, ma resta sempre in piedi.
La Italpetroli, la prima creatura di Franco Sensi cinquant’anni fa, ha depositi costieri importanti e redditizi a Civitavecchia, con una capacità di stoccaggio di 350 mila mc., in grado di rifornire Roma e, via oleodotto, gli aeroporti romani. Sensi aveva per questo a suo tempo partecipato alla privatizzazione di AdR, la società degli aeroporti romani, una partecipazione poi ceduta per rientrare del debito con Banca di Roma. Un secondo deposito, per un decimo della capacità, è a Vibo Valentia. Italpetroli già lavora per conto di Ip e Api.

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