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mercoledì 5 agosto 2009

La cosca di Macherio

In puro stile milanese Barbara, la figlia prediletta, fa un’intervista, genere del tutto voluttuario, per piantare tre croci sull’amato papi Berlusconi: la vita privata è politica, sono scioccata dai rapporti con le “minorenni”, stia attento a fare bene le parti tra i figli. La madre dopo la figlia, non passa mese che la croce di Berlusconi, se si potesse dire, non abbia un nuovo tormento.
Si capisce che, in tale famiglia, papi si facesse coccolare dalle “minorenni” in giro per l’Italia. E perfino dalla ciabattona d’Addario - una che da lui voleva il permesso per farsi una villetta, che romanticismo, prima di ricattarlo. Si capisce anche che Berlusconi non sia antipatico: deve avere sofferto molto in quella famiglia di attrici e figlie di attrici. Ma queste sono cose sue - anche se una è sua moglie, con la quale bene o male ha fatto tre figli, e una è sua figlia, cresciuta da lui.
Il punto è che questo stile milanese è quello della mafia: un avvertimento. Anche perché dice una cosa per dirne un’altra, e magari il suo contrario, per chi possiede il codice. E per l’incontinenza. La figlia lo minaccia tra le righe di fare le parti giuste tra i figli come se Berlusconi fosse al testamento, mentre è uno in pieno possesso di tutte le sue aziende, della cui proprietà e gestione può fare legalmente tutto cià che gli pare. Questo è tipico anche della mafia, appellarsi alla legge contro la legge. E non è tutto: in un periodo breve le interviste e le lettere di Macherio non lasceranno nulla di Berlusconi, né la figura politica né l’impero economico, diciamo fra cinque anni, massimo dieci, ma la famiglia di Macherio non se ne cura. Come in tutte le famiglie di mafia, che non arrivano mai a una seconda generazione.
Questa non è tragedia greca, Medea non c’entra. Qui non c’è una lei che si vendica del tradimento di lui, ma un lui che tenta di reagire all’abbandono. Mentre la figlia è da alcuni anni che vuole, fortissimamente vuole, la Mondadori. Non per altro, per diritto ereditario, essendosi la stessa, in tutti i suoi anni ormai numerosi, segnalata per niente, se non un paio di figli. Vuole la Mondadori per sistemarci i suoi giornalisti, e per questo è molto riverita, per la sua saggezza, nonché con foto lusinghiere. O,se si vuole restare alla grecità, prendere atto che le Medee sono più d’una. In Apollodoro (“Biblioteca”, I, IX, 267) Medea è una stupida pazza, che consiglia alle figlie di Pelia, re di Tessaglia, di tagliare a pezzi il padre e cuocerlo al fuoco. Per ringiovanirlo. Se non siamo in presenza di una semplice Clitennestra, che aspetta il suo eroico amrito Agamennone al ritorno dalla dura battaglia col coltello affilato.
È così, è una vera e propria cosca, quella di Macherio, piena di denti aguzzi e di stupidità. Come è della mafia, l’organismo sociale più stupido che sia stato inventato. Anche se, certo, nulla Milano deve, anche in questo, a Napoli o alla Sicilia: la “donna lombarda” della ballata topica già ne aveva i tratti, piena di violenza e nient’altro.

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