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domenica 30 agosto 2009

La Dc, la droga dei vescovi

Il Vaticano con l’aborto, l’eutanasia, le unioni omosessuali, e i cattolici celtici? È un fatto, c’è poco da meravigliarsi. Il free for all del debole pontificato di Ratzinger ha liberato gli istinti profondi della curia italiana, che sono poi quelli della vecchia Dc, e nessuna infamia – agli occhi della chiesa – è esclusa. Ci sono stati papi, del resto, che si alleavano coi turchi, contro re cristianissimi. I vescovi sentono profumo di Dc, e nulla più li tiene.
Nel fronte affrettato con “Repubblica” si trovano anche alleati a chi ne contesta l’8 per mille, l’insidia peggiore ai loro occhi, e tuttavia non ci vedono: la politica è la loro droga. Ruini li aveva tenuti a bada perché non avevano sponde in Vaticano, con il papa di acciaio polacco che aveva rotto nella curia le camarille italiche, con durezza, con costanza. Si trattasse di questioni di fede o del mercimonio dela Sacra Rota. Col papa tedesco è diverso: è anziano, è un bambinone, non ha voglia né il carattere per dedicarsi al governo della chiesa, figurarsi dei vescovi italiani.
Per anni i vescovi hanno atteso che Berlusconi restituisse i “loro” voti. Prima per l’atteso disfacimento del suo “partito di plastica”. Poi per la morte attesa dello stesso Berlusconi. Ora per l’aids morale trasmesso dalla D’Addario e dalla signora Berlusconi. Si dice che si siamo mossi per le sirene di Casini, ma i vescovi sanno chi è Casini, non erano nati quando lui era in politica. Sanno invece per esperienza, avendo dovuto fare i confessori, che dalle vendette delle donne non ci si salva. E si rivedono già nel loro vecchio ruolo di power broker, nei grandi affari e nelle minute questioni quotidiane – ruolo, a onor del vero, anche dei mullah mussulmani.
Non manca fra i vescovi il frescone, quello che è comunque contento di uscire sul giornale, come in un gogoliano racconto. Ma i più sono mossi dall’inestirpabile vizio della politica. Recenti studi e il cardinale Ruini hanno certificato che in questi quindici anni senza Dc la chiesa ha avuto tutto quello che voleva e anche di più, una legislazione e una pratica compiacente in materia di scuole e cliniche private, e di opere assistenziali (Aids, droga, anziani, immigrati), e una netta chiusura alle legislazioni laiciste in materia di matrimonio, buona morte, bioetica, perfino di ora di religione e di crocefisso negli uffici, nonché una disponibilità e rendere più restrittivo l’aborto. Ma i vescovi sono impermeabili al calcolo dei profitti e perdite quando si tratta di comandare.

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