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venerdì 21 ottobre 2011

Il Quarto Vuoto tedesco e il Lombardo-Veneto

Non si può “salvare” la Grecia perché la Germania non vuole. Cioè non è che non vuole: vuole e non vuole. Quanto basta per mettere in crisi l’Italia e la Spagna – e ora anche la Francia. I rinnovi del debito italiano e spagnolo, in questo tira e molla tedesco che dura ormai da più di un anno, si fanno ultimamente maggiorati di un 4 per cento in più delle emissioni precedenti.
Ciò per l’Italia significa che il debito non potrà mai essere risanato, a nessuna condizione. E questo unicamente perché fa comodo alla Germania. In due maniere: come vantaggio comparato, e per deviare l’attenzione dalla crescita del debito tedesco, che da meno del 70 è passato in tre anni all’86 per cento del pil – ma è in realtà prossimo al 100 per cento, solo lo strapotere tedesco nelle istituzioni comunitarie consente di non calcolare come debito pubblico il debito della finanziaria per l’Est, la Cassa del Mezzogiorno tedesca.
Dicono i governanti tedeschi che devono tenere conto dell’opinione pubblica. Di una possibile deriva nazionalista oltranzista dell’opinione pubblica, che non vuole “pagare” per la Grecia. In realtà la Germania non paga niente. E comunque una decisione è in economia migliore dell’indecisione, qualsiasi decisione: l’economia ha bisogno di certezze. Questo è ben noto ai banchieri centrali di Angela Merkel. Così com’è noto anche a loro, non sono bambini, che ogni “parere” critico sull’euro, la Grecia, l’Italia, eccetera, è un’azione politica contro l’euro, la Grecia, l’Italia.
Si chiama Quarto Vuoto, Rub-al-Qali, in geografia il deserto-deserto nel cuore dell’Arabia Saudita, dove non cresce per intendersi un filo d’erba né un moscerino s’aggira. La Germania, pur popolata e ricca, è il Quarto Vuoto al cuore dell’Europa. Arido, insensibile. Tanto più per l’Italia, che ha legato il Lombardo-Veneto, e cioè l’Italia che conta, all’economia tedesca – non molti anni fa il Lombardo-Veneto voleva il marco, se non il kaiser.
L’Unione Europea è naufragata in questa insensibilità tedesca, ben più devastante di ogni Wehrmacht, e l’Italia non può sottrarsi. Ma potrebbe – dovrebbe – far tesoro di questo “collaborazionismo” volontario: cominciare perlomeno a capire di che si tratta, giusto per contenere i costi della disfatta. Si dice che la Germania per prima verrebbe a soffrire del dissolvimento della Ue. Non è vero. Ma sì finché qualcuno paga per il suo privilegio.

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