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sabato 22 ottobre 2011

Sofri-Tabucchi belle baruffe, ottocentesche

Stucchevolissima accademia. Tanto da sconfinare, nella fattispecie, alla disonestà intellettuale - ma forse è solo superbia.
La fattispecie è Sofri, condannato a 22 anni per un omicidio che non ha voluto. Condannato pretestuosamente. Da chi non si sa. Cioè si sa: da sette tribunali diversi, per un totale di una trentina di giudici coinvolti, compresi quelli, somma disonestà, che hanno dovuto assolverlo. Ma non si dice.
In compenso Tabucchi scrive due pagine di fuoco contro “Panorama”, il settimanale che generosamente faceva scrivere Sofri, se non altro per pagare gli avvocati, con una rubrica fissa. Perché “Panorama” appartiene a Berlusconi. Come se Sofri l’avesse condannato Berlusconi.
Lo stesso Sofri scrive all’“Espresso” , che ignobilmente l’ha affossato dopo l’incriminazione, per iniziativa dell’ex di Lotta Continua Rinaldi. Scrive a Rinaldi. L’amicizia è più forte della spregevolezza? Nella mafia sì.
Lo stesso Sofri che, con l’aneddoto del giovane carcerato per incendio colposo, sembra dare un uppercut al giustizialista Tabucchi e un gancio al disimpegnato Eco del “chiamate i pompieri”, e poi dice di no. Che non ci sia dubbio: Sofri tiene all’amicizia di Eco e Tabucchi, nonché dei patibolari (“L’Espresso”, “Micromega” etc) perché sono establishment, i belli-e-buoni dell’infelice Repubblica. Si scrivono in stile ottocentesco.
Antonio Tabucchi, La gastrite di Platone

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