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venerdì 21 ottobre 2011

Il piacere è freddo, nella rivoluzione

Affascinante e-perché orrido. Diego e Frida, personaggi imbroglioni, con se stessi e con gli altri, superficiali, cattivi, cialtroni anche, spioni, comunisti veri e finti. Ma “belli”, imposti all’ammirazione. Dunque l’estetica può avere la meglio su un comunista che forse lavorava per la Cia, l’antenata della Cia, e comunque equiparava Henry Ford, che lo pagava, a Marx e Lenin, e non spese una lacrima per Trockij, che pure aveva ospitato. Su due comunisti che vagano per gli Usa e l’Europa nella Grande Crisi e non se ne accorgono, bamboleggiati da Clara Boothe Luce e dagli ebrei snob. Su amori ridotti a scopate, etero e omosessuali. Sulle rivoluzioni vissute come uno spettacolo.
A meno che il vizio non sia nella biografa. Che dev’essere un concentrato del progressismo americano, quello femminista. Che, come quello gay, concepisce gli affetti come una pompata – più di una al giorno, meglio. Frida di suo non appare scema. Per esempio a Parigi, quando “vede” l’Europa, e sembra profetica.
Hayden Herrera, Frida

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