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domenica 23 febbraio 2014

La terra bruciata dall’indignazione

Don Patriciello, l’autore del libro documentario, è come se volesse fare della sua parrocchia a Caivano, tra Napoli e Caserta, un luogo maledetto. Non uno di speranza, come si penserebbe di un vangelo. Doppiamente anzi maledetto: il “luogo dei Casalesi” ha ribattezzato “Terra dei Fuochi” e vuole che sia appestata, da rifiuti tossici e quant’altro.
Non si può criticare uno che lotta contro la camorra, e dunque non lo si critica. Un prete, per giunta. Ma perché non dire la verità sulla “terra dei fuochi”? Sulle discariche abusive. Il prete che si effigia in copertina con la croce non fa invece che avallare le bufale di un pentito, Schiavone. Un pentito “vecchio” per giunta di vent’anni. Cha danna una terra, la sua terra, di don Patriciello, dicendola ricettacolo di veleni. Per trovare i quali milioni si spendono che avrebbero potuto essere altrimenti impiegati, per ricerche fantasmatiche coi droni dell’esercito (o dell’aviazione), le autoblindo in missione spesata, gli innumerevoli appalti a ditte che (non) scavano, comunque non trovano, e il rifiuto di sé, delle mamme e i loro figli, nell’isteria. Contro ogni evidenza. Contro la speranza - don Patriciello, che ha avuto l’altro ieri due morti per strada, sparati e bruciati, ieri ha celebrato Rocco Hunt, il vincitore giovane di Sanremo, per la canzone “Nu jurno buono”, che dice : “Noi siamo la terra del sole\ non la terra dei fuochi”, ma basta? E alla fine senza colpevoli.
La camorra è camorra, don Patriciello, che vive a Caivano, dove i boss si uccidono e si bruciano per strada, dovrebbe conoscerla. Gli agricoltori sono invece agricoltori. Spesso sono poveri, ma l’agricoltore che avvelena la sua terra è del tutto inedito.  
Maurizio Patriciello, Vangelo della Terra dei fuochi, Imprimatur, pp. 136 € 14

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