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giovedì 6 marzo 2014

Roma alla Norma

Caltagirone agli affari, Marino al Campidoglio, Pignatone a piazzale Clodio: la Sicilia presidia Roma nei sui tre gangli vitali. Il comparaggio funziona anche per l’acqua all’arsenico, l’acqua dei rubinetti. La cosa potendo coinvolgere il Campidoglio, Pignatone se ne disinteressa. O per la rinuncia al contenzioso sui costi della metro C: il costruttore essendo Caltagirone, Marino ha stabilito di pagare.
Si può dire anzi Roma al passo della Sicilia. Abbonda all’improvviso anche la cucina alla siciliana, regina la pasta alla Norma, e la pasticceria, ovunque cassate e cannoli. Mancano i pizzini e i traggediatori, ma quelli sono ormai folklore. E i contorni già sfumano. Tutti sono criminali organizzati, eccetto chi sappiamo. Tutto è sfascio, eccetto alcune immobiliari, che costruiscono ovunque, sopra e sotto, cubature ad libitum. Col sindaco che sta lì ma come se non ci fosse, come a Palermo negli anni Cinquanta.
Allora sparì la Conca d’Oro, non è che costruiranno villa Borghese?
Il sindaco di Roma Marino vuole cambiare il cda di Acea (“il management non è nelle mie corde”, si esprime così), lo comunica al consocio compaesano Caltagirone, e se ne frega degli altri soci, i cassettisti, il colosso francese Edf.  Sarebbe aggiotaggio, Acea è in Borsa, ma Marino è compaesano pure di Pignatone, il capo della Procura, e la cosa si derubrica a inesperienza.

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