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sabato 23 novembre 2019

La bellezza in copia

Il legame tra Canova e Roma, sua ispirazione e suo palcoscenico, in “170 opere e prestigiosi prestiti fra importanti musei e collezioni italiane e straniere”, come dice il catalogo. Di cui tre marmi – due in prestito dall’Ermitage, la “Danzatrice con le mani sui fianchi”, che chiude la mostra, e una testa.
Una mostra di gessi e disegni, didascalica. Con ambientazioni originarie, specie per i posteriori, che Canova curava, con visibilità a tutto tondo, oppure a mezzo di specchi. E illuminazione notturna, quella che Canova prediligeva quando aveva clienti nell’atelier di via delle Colonnette, angolo col Babuino – far muovere le sue curve, fidiesche, alla luce ondeggiante delle candele.
Lo stesso effetto raggiunge Mimmo Jodice, che molto fotografò i marmi di Canova. Trenta dei suoi studi sono esposti alla mostra.
Una installazione introduce, ideata da Magister, realizzata in collaborazione cobn Robotor, che vede protagonista un robot. Invisibile, ma che si sa ha lavorato 270 ore alla realiaazione su marmo, marmo di Carrara, scelto secondo le regole canoniche e canoviane, di una copia di “Amore e Psiche giacente”. “Amore e Psiche”, la favola di Apuleio, l’amore adolescenziale, ha a lungo appassionato Canova, e questa è la formulazione più ambiziosa e meglio risolta.La copia in marmo è stata fatta sul gesso preparatorio, oggi al Louvre.
Una installazione importante. Perché apre nuove strade all’industria della copia. E conferma che la copia, per quanto perfetta, è sempre deludente – come i gessi. Non è solo questione di patina, la “mano dell’artista” esiste, per quanto invisibile, o indefinibile.
Canova fu incaricato dal papa Pio VII, alla Restaurazione, di recuperare qualcosa dell’ingente bottino di opere d’arte appropriato dai francesi, e in parte ci riuscì. Era stato tiepido nei confronti dell’occupazione francese di Roma, anche se intervenne mentre era al culmine del successo come giovane Grande Scultore, e novello Fidia. E fece statue di napoleonidi, oltre la famosa Paolina – chw qui non c’è, nemmeno in gesso. Compresa una in cui ingigantiva lo stesso Napoleone, che all’imperatore non piacque e la fece relegare in cantina (una copia è visibile a palazzo Bonaparte, dove visse cioè i suoi ultimi anni Letizia Ramorino, la mamma, recentemente riaperto al pubblico, a piazza Venezia angolo via del Corso).  
Canova. Eterna bellezza, Museo di Roma, palazzo Braschi

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