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mercoledì 28 maggio 2008

L'arresto era per Bertolaso

C’era Bertolaso, il capo della Protezione civile in qualità di ex commissario ai rifiuti di Napoli, nella richiesta originaria di arresti che il giudice Rosanna Saraceno ha trasformato nella retata di ieri. Lo assicura un fonte giudiziaria che la Procura di Napoli ha conosciuto molto bene dal di dentro in un recente passato e che vi mantiene ancora collegamenti informati. Marta Di Gennaro, direttore generale della Protezione civile, subcommissaria all’epoca di Bertolaso a Napoli, tra gli arrestati di ieri, entrava originariamente nell’inchiesta in posizione defilata.
L’informazione conferma in sostanza che la decisone degli arresti è stata presa con criteri di opportunità politica. La ponderata decisione del gip Saraceno, dopo quattro mesi di esame delle richieste della Procura, e all’indomani dall’assemblea dei giudici napoletani contro i provvedimenti del governo sulla spazzatura a Napoli, lascia fuori direttamente il governo, ora che Bertolaso è sottosegretario, ma lo mette sotto accusa attraverso l’arresto della sua vice e l’incriminazione del prefetto Pansa. La fonte è degna della massima fede.
Si punta la Superprocura, si salva la camorra
La fonte non si spiega la ratio politica degli arresti, il perché dell'attacco frontale della magistratura napoletana contro il governo. Forse perché di questa magistratura è parte. O forse è impossibile: la Procura a Napoli e la giudicatura di prima istanza a essa legata danno da tempo, da prima della controversa gestione Codova e dopo, segni molteplici e costanti di esercizio discrezionale e ribellistico dell’azione penale. Ma un effetto è chiaro. Con la pronuncia dei procuratori alla quasi unanimità contro la Superprocura, e ora con gli arresti, la giudicatura di Napoli difende nei fatti l'asse Chiaiano-Marano delle lottizzazioni al posto della discarica.
La Superprocura sarebbe stata voluta dal governo su suggerimento del capo della Procura che è succeduto a Cordova, Giandomenico Lepore, che non riesce altrimenti a esercitare l'azione penale. In particolare nella cosiddetta zona grigia del malaffare, dove imprenditori apparentemente puliti mettono a frutto gli investimenti della camorra procurando le necessarie autorizzazioni politiche. In questa zona grigia ci sono Chiaiano (Marano) e alcune zone di Casal di Principe, il paese di "Gomorra". Sono aree a gestione diessina, e Berlusconi tenta con la Superprocura quello che tentò con Cordova, di andare a fondo del malaffare contiguo alla sinistra.
Provvedimenti ponderati
Nell’equa divisione degli arresti, ponderati si dice all'unità, sette alla Protezione civile e sette alla Fibe, questi sono specialmente insidiosi. I sette sono i gestori dei sette centri cdr (combustibile derivato dai rifiuti), che, pur funzionando da semplice discarica, hanno consentito finora al napoletano di sopravvivere. Nel piano di Berlusconi e Bertolaso i sette cdr avrebbero dovuto essere trasformati in veri e propri centri di compostaggio. Ma ora, è presumibile, non funzioneranno più neanche come discariche.
La stessa fonte afferma che Marta Di Gennaro, benché medico di formazione e professione, è un’esperta di diritto. Il che renderebbe poco credibili le grossolanità che le indiscrezioni che hanno accompagnato l’arresto le attribuiscono. Marta Di Gennaro si sarebbe fatta una notevole cultura di diritto amministrativo – oltre a essere cresciuta con un padre magistrato, il Di Gennaro che fu rapito nel 1975 drammaticamente dai napoletanissimi Nuclei armati proletari, e fu poi a capo dell’Antimafia.

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