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giovedì 14 agosto 2008

Bush in Georgia in cerca di sberle

I morti sono georgiani, e i profughi, ma le sberle le hanno prese Bush e Saakashvili – che, certo, è georgiano anche lui, fino al prossimo esilio. A una settimana dalla guerra della Georgia alla Russia, nientemeno, si resta senza parole di fronte a tanta stupidità politica. Di Saakashvili, e di Washington, che considera la Georgia un suo lontano cinquantunesimo stato. I georgiani che preparavano l’attacco all’Ossezia con le armi e la protezione americana. I russi, che sapevano della preparazione, e hanno reagito pronti, avevavno già discretamente mobilitato, dall’aria e da terra, chiudendo la partita in quarantotto ore. E ora Bush che vorrebbe l’Europa a impegnare uomini e capitali per difendere la Georgia. Da che? Dal prossimo attacco all’Ossezia? La Farnesina ancora si congratula con se stessa per avere evitato che Frattini partecipasse alla solerte riunione dei ministri degli Esteri europei. L’amicone Berlusconi avrà fatto capire a Bush che c’è un limite alla svagataggine?
Ancora più sorprendente è che l’attacco georgiano sia stato programmato in coincidenza con l’apertura dell’Olimpiade. Col risultato di sfocare ogni critica alla Cina per il regime politico totalitario. Razionalizzando, è come se Bush, che ha gratificato Pechino della sua augusta presenza, abbia voluto fare ai suoi ospiti anche questo regalo. Ma non c’è logica. C’è solo Bush nel pallone, con la sua amministrazione. La megapotenza mondiale che va alla cieca, bisognava vedere anche questa. Nel futuro prossimo, quando la Cina presenterà all’America il conto politico della globalizzazione, a Taiwan e altrove, la Russia sarà l’unico baluardo per gli Stati Uniti, e l’Europa. Volendo razionalizzare.

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