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domenica 3 agosto 2008

Tre Stati palestinesi?

Si voleva uno Stato palestinese, ce ne saranno due, uno in Ciosgiordania (Fatah) e uno a Gaza (Hamas) – più quello dei profughi in libano, ora concentrati nel Libano Sud, il vecchio progetto di una fascia demilitarizzata tra Israele e la Siria. Se uno Stato palestinese ci dev’essere, non potrà mai più essere unitario, benché frastagliato tra le colonie israeliani: due partiti, due gruppi di potere, due tribù si dividono quella che, sotto l’impero ottomano, era il popolo più moderno del Medio Oriente, e più pluralista, in religione e nella politica. Né c’è composizione possibile: il passaggio di Abu Mazen e dei suoi fedeli di Al Fatah da nemici acerrimi a protetti Israele, al punto di farsene scudo contro l’espulsione e lo sterminio, non lascia possibilità di ritorno. Il passaggio è ora fisico, di uomini e famiglie da un territorio all’altro.
Per Israele è un dato di fatto. Ci sono vantaggi e svantaggi, nella divisione palestinese, ma Israele non può impedire la guerra civile. In linea generale, si rafforza lo stato d’incertezza nel quale Israele ha vissuto nei suoi primi sessant’anni, ma anche questo non si è ancora deciso se va contro i suoi interessi o a favore.
La divisione palestinese dovrebbe però favorire il negoziato con la Siria. Nel quale, comunque vada, Israele non potrà non restituire il Golan. A questo punto, con i palestinesi divisi, potrebbe riprendere piede il vecchio progetto di una fascia demilitarizzata al confine nord di Israele, col Libano e il Golan. Se non addirittura di un’Autorità palestinese di frontiera, col Sud del Libano nella funzione che è ora della striscia ex egiziana di Gaza, di un’area di profughi elevata ad autorità statale.

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