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martedì 17 marzo 2009

La revoluciòn alla Casa Bianca

La revoluciòn contagia gli yanques? Barack Obama scatena le folle contro i supermanager e Michelle vara l’orto di crisi nel giardino presidenziale: un tocco, anzi due, di Terzo mondo alla Casa Bianca, anche se l’orto, si assicura, sarà biologico, Hugo Chavez si morderà le mani dall’invidia. Col plauso ammirato dei media in Italia, il solo paese avanzato, finora, dove il Terzo mondo fa proseliti.
La crisi è sempre più larga e più profonda, e gli orti di crisi saranno dunque necessari, anche fuori dal Terzo mondo. Ma perché il governo americano, che ha messo 170 miliardi di dollari nel primo gruppo assicurativo, Aig, non si è assicurato e non vuole assicurarsi alcun potere sulle decisioni di Aig, compresi i supercompensi ai manager? Questo è il nocciolo della questione, ma di questo non si può parlare. Bisognerebbe spiegare perché e come i miliardi pubblici sono spesi per le grandi compagnie private. E perché, per esempio, una cinquantina dei miliardi pubblici a Aig sono stati intascati dalle solite banche, che vendono le polizze Aig, Goldman Sachs, Merrill Lynch e Bank of America. Forse perché il capo di gabinetto del ministro del Tesoro è, era, il lobbista di Goldman Sachs, Mark Patterson? Scatenare le folle contro le ville dei supermanager è più semplice.
“Dall’inizio della crisi ad oggi la mano dello Stato si è mossa in salvataggio di più di 400 banche e finanziarie Usa”, scrive il ministro Tremonti sul “Corriere della sera”, in singolare accostamento all’apertura trionfale dello stesso giornale sul presidente Obama giustiziere. E non solo delle banche, continua Tremonti, ma anche “in salvataggio” di assicurazioni, case automobilistiche, mutui della famiglie, e ora dei fondi pensione. Senza darsi nessun potere di controllo, bisogna aggiungere. Il peggio della crisi è che si spendono soldi pubblici per riempire buchi privati e privatissimi. Di cui si finge di non sapere la natura.

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