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lunedì 14 marzo 2011

L’illusione di Furet sul comunismo

Il comunismo come religione del Novecento è un lapsus, essendo il Novecento il secolo più desacralizzato della storia. Furet, benché critico, sancisce il comunismo come religione del Novecento. E ne sa gli ingredienti, “Libertà e uguaglianza sono promesse illimitate” (p.23), la ricetta semplice che ne ha fatto la religione che più rapidamente e ampiamente s’è imposta(un paio di miliardi di adepti in pochi decenni). Perché con altrettanta rapidità questa religione sia svanita non dice però esplicitamente: per l’odio - l’odio costante, si dica pure odio della borghesia o della storia, è sempre odio di sé, scomodo.
Si può leggere in parallelo con “L’avvenire di un’illusione” di Freud: hanno in comune la follia apparentemente razionale, il comunismo e la sessualizzazione, dell’uomo e della storia.
François Furet, Il passato di un’illusione

1 commento:

johnny doe ha detto...

Il comunismo non poteva durare per la semplice ragione che prometteva il paradiso in terra.
A leggere certi passi di Marx sul tempo libero pare di stare in Arcadia.
I preti,che studiano la natura umana da quando è nato l'uomo,sono più esperti e furbi.Sanno che la terra è e sarà sempre un pre-inferno se non l'inferno stesso,e il paradiso,molto più accortamente, lo mettono nell'altro mondo.
Al capitalismo, di paradisi o inferni non importa nulla,basta che si compri ai supermercati
Avete ragione entrambi.
Vero è che il novecento è il secolo più desacralizzato,ma che il comunismo sia stata una fede,una religione non ci piove.
Si è dissolta rapidamente perchè il paradiso terreno è facilmente verificabile in breve tempo.
Quanto a l'illusione freudiana,in gran parte l'aveva già intuita Nietzsche,smascherata ed illustrata molto meglio.
Che la religione sia l'espressione di un "complesso del padre",dio il padre,l'uomo il fanciullo,ne è solo l'immagie più banale.