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lunedì 8 agosto 2011

Ombre - 98

Mario Monti che dà addosso al suo estimatore Berlusconi vale più della squalifica degli Usa? È teatro, tra milanesi, l’uno poi più furbo dell’altro. Però è vero che l’Italia è un paese che vale poco – la tesi del professore – se si ferma a discutere le sue tesi.
Le tesi, del professore e del “Corriere della sera”, impaziente di avere l’indomani un’altra settimana nera in Borsa, sono: Berlusconi è incapace di decidere e non ha prestigio internazionale. Che è possibile, anche se ha appena tagliato sanità, pensioni e statali, tre tabù. Poi il professore rivela – inavvertitamente? è possibile, Monti è sempre stato un primo della classe con un solo pensiero in canna - il senso del suo intervento: mette sotto accusa la “crescita penalizzata”, con l’avvertenza che “gli investitori sono più preoccupati per i rischi di in solvenza su titoli italiani… che per l’insufficiente crescita”. Come dire: bisogna fare la crescita per far saltare il debito italiano e l’euro. Più chiaro non potrebbe essere.

“Debito, declassati gli Usa” è il titolo grosso del “Messaggero”. Seguito da “Ruffini a La 7: bufera alla Rai”. Ohi, che guaio! Che poi ritornano più ricchi. Magari con un paio d’anni di disoccupazione strapagata, come il moralistissimo Fazio.

Facendo ascoltare Berlusconi che dice di Tremonti: “Abbiamo deciso di sfidarci a singolar tenzone, dobbiamo stabilire il luogo, l’ora e l’arma”, i cronisti della Rai specificano che questa è una battuta. Ognuno che l’ascolti lo capisce ma il giornalista, qualsiasi giornalista evidentemente, è sorpreso, finché non gli hanno spiegato che è una battuta, e per questo si affanna a ripetercelo.

Un generale in pensione dell’Aeronautica diffonde una lettera in cui critica il ministro della Difesa, che in Afghanistan si è mostrato in maglioncino, peraltro grigioverde dell’esercito. Prime pagine. Per “Il Messaggero” sono “i generali” che criticano il ministro. In alternativa è “l’Aeronautica”. Per il “Corriere della sera” sono “i militari”. È un esercizio di resistenza? È un invito masochistico a non comprare più il giornale?

Sbarca Napolitano a Stromboli in orario alle sei di mattina. Costringendo le Autorità a una levataccia, alle cinque, e il Prefetto, il Presidente della Provincia, il Comandante Provinciale dei carabinieri (il vescovo non è venuto…) a dormire fuori casa affittando l’albergo. È arrivato in orario col postale da Napoli. Scortato da un pattugliatore della Marina Militare.
Il Presidente viaggia col postale per dare l’esempio E questa è tutta la sua democrazia, prenderci in giro: non faceva prima, con risparmio per tutti, a viaggiare con la Marina Militare?

“Mubarak in barella processato dal suo popolo” non è titolo del “Manifesto” (che però da tempo non li fa più) ma del “Corriere della sera”. Non è ignoranza, al “Corriere” non è possibile. Non è militanza, nessuno si fida più del nazionalismo arabo. Potrebbe essere Milano che farebbe volentieri un processo a Berlusconi, nel modo orrendo come ci raffigura quello a Mubarak. Giusto per distrarci un po’ di più, da veri borsaioli.

Marchionne attacca Berlusconi, per la sua vita privata, per l’inerzia del governo, per la confusione politica, per tutto. Poi dice che non ha attaccato Berlusconi. Siccome è il più abile di tutti vuole così dirci qualcosa: che è bene che l’Italia crolli. Se avesse voluto salvare l’Italia, che dalla sua analisi è da salvare, avrebbe magari portato a fondo l’attacco a Berlusconi. Il futuro storico non avrà problemi a decifrare l’Italia di oggi, che si vuole confusa: è tutto lineare, e a suo modo detto.

Ricordo agrodolce sul “Corriere della sera” di Edgardo Bartoli, ridotto a un cretinetti che fa l’inglese con la pipa. Avendolo visto molti anni senza pipa, sarà lo stesso?
“Repubblica”, l’altro suo giornale, non lo ricorda nemmeno. Era passato entusiasta dal “Corriere della sera” di Fiengo e Ferrari a “Repubblica” scambiandolo per un giornale liberale. Che invece poi non gli pubblicò una riga, e anzi gli contestò il whisky bevuto in missione. Bartoli non condivideva il terzomondismo, il fascismo di molto terzomondismo.

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