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sabato 11 febbraio 2012

Una Giovanna che non brucia, troppo fredda

La Nuova Era postbellica, della pax americana o dello sviluppo, e dell’inevitabile femminismo, sarà la prima nella quale si trascura Giovanna d’Arco. Da sempre soggetto costante di commozione, anche nel vituperio (Voltaire, G.B.Shaw). La sua bibliografia, non completa, ha accumulato tremila pagine per settemila titoli. Ma da oltre mezzo secolo è ferma, se si eccettua il film di Victor Fleming nel 1948, coi sequel di Rossellini, Preminger e Bresson, e le canzoni ultimamente di Elton John, Branduardi, De Gregori, Leonard Cohen, poco verosimilmente credenti. Né ritorni si manifestano di interesse per il sesto centenario. Maria Luisa Spaziani fa eccezione, anche per avere avuto la Pulzella sua compagna costante dai dodici anni, assicura. Per un’edizione speciale degli Oscar, un’opera in sei canti e un epilogo finanziata da Mondadori. Non fortunata, benché rilanciata ultimamente da Marsilio.
Maria Luisa Spaziani assicura di sapere tutto di Giovanna d’Arco. Con Alberto Mondadori avrebbe perfino dovuto farne un “Memorie di Adriano” di autrice italiana. Il risultato è “il mio libro più caro”, assicura l’autrice in “Montale e la Volpe”: “Giovanna si è salvata dal rogo e nelle prime settimane è travolta da una straripante allegria, dalla violenta felicità per lo scampato pericolo”, un’euforia che presto cede al “rimorso per aver evitato il rogo, l’ultimo anello luminoso del suo mito”. Ma affronta la Pulzella con piglio spazianesco, dopo averne parlato con Yourcenar, Pernoud, Caillois, i de Sermoise, i nobili inglesi padroni del castello di Tiverton (Devonshire), e “numerosi storici, scrittori e Monsignori”, adotta della vicenda la versione “dissidente”, e ne fa una storia di amore cortese. Giovanna è figlia adulterina d’Isabeau di Baviera, moglie del re debole Carlo VI, col cognato duca d’Orléans, la seconda di due bastarde. Poiché la prima, Caterina, si rifiuta a fare la condottiera, Giovanna si offre di sostituirla. Sopravvive alla condanna – una strega o un fantoccio brucia al suo posto. Viene liberata per sposare il nobile Robet d’Armoise. Che dopo lo sposalizio scompare insalutato in Crociata. Una storia in ottave, quelle di Ariosto e Tasso, benché senza la rima, ma freddissima: non c’è la storia e non c’è nemmeno l’amore.
Maria Luisa Spaziani, Giovanna d’Arco

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