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mercoledì 11 aprile 2012

L’altra Italia di Nievo che morì sul nascere

Un’altra lingua, un’altra Italia? Non si può dire, ma si riedita sempre con curiosità, da ultimo per il centocinquantenario, questo romanzone di mille pagine. Di cui si fa ora anzi la traduzione in inglese, integrale. Prolisso nella seconda parte ma perdonabile, a un autore che è morto a trent’anni, di cui gli ultimi vissuti per la rivoluzione italiana, fino alla spedizione dei Mille – al ritorno dalla quale perì, dopo essere stato governatore a Palermo, nel naufragio della nave a Napoli.
Era anche un’altra Italia, questa ben più rocciosa, e oggi solo apparentemente disfatta, poiché riemerge a ogni interstzio o debolezza della storia. La vocazione di Monsignor Orlando dei conti della Fratta, che oggi si legge in chiave paradossale, era allora, nel secondo Settecento e dopo, un fatto. Leopardi, primogenito ben più illustre, vestiva da chierichetto, a dodici anni fu tonsurato, portò l’abito talare fino a vent’anni, e subito dopo, nel primo agognato viaggio fuori dal buco di Recanati, presso gli zii materni Antici a Roma, in cerca di un’occupazione che lo rendesse indipendente, quella che trovò senza difficoltà fu una prebenda da ecclesiastico.
Claudio Milanini apre in questa riedizione uno squarcio rivelatore sulla questione della lingua, cioè della politica e delle cose da fare. Mazzini fu subito contro “gli epigoni del Manzoni, troppo spesso ancorati a un sentimentalismo arreso e fittizio”, scrive Milanini sintetizzandone il saggio “Moto letterario in Italia” del 1838. Carlo Tenca auspicava “un andamento più familiare e più schietto della narrazione” (1852). Nievo propugnava nel 1854, a 23 anni, una poetica realistica, adeguata alla “indole pratica e precisa de’ tempi nostri”, e “una fusione conciliatrice” dei dialetti nella lingua nazionale. Sviluppando, dice Milanini, “la linea del Manzoni”. Non di quello del “fiorentinismo”, ma “dello scrittore che con la prima edizione dei “Promessi sposi” (più diffusa allora di quella definitiva, sciacquata in Arno), già si era aperto alle «maniere speciali dei dialetti lombardi»”.
Ippolito Nievo, Le confessioni d’un italiano, Bur, pp. 954 € 13

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