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sabato 29 giugno 2013

O Torino o morte

È un aggiramento, di Bazoli più che del velleitario Della Valle, in vista di un armistizio. Oppure è l’inizio di una rivincita di Torino su Milano, dopo la resa senza presidi dell’Avvocato Agnelli con Romiti. Se così fosse, sarebbe una buona notizia per l’Italia: Torino, che ha già ripreso con la Chrysler il suo tradizionale ruolo d’innovazione e crescita (finanza, organizzazione produttiva, globalizzazione), rispetto alla tardigrada, affaristica, cinica Milano, è un’apertura di speranza per l’Italia.

Perimetrare Bazoli non è però un partita che si possa concludere qui. Nessuno c’è riuscito in questi venticinque anni, a partire da Cuccia. E si può essere certi che il banchiere reagirà. Ha un pelo sullo stomaco alto fino al cielo, e quindi si possono anche prefigurare sfracelli. Nella sfida con Torino è riuscito far condurre al “Corriere della sera”, con Mucchetti e senza, e malgrado la direzione del non antipatizzante de Bortoli, una insidiosissima campagna contro Exor e la Fiat. 

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