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domenica 23 giugno 2013

Niente amore, tutti narcisi – niente futuro

Pesa l’indifferenza – la promiscuità sessuale, un colpo e via, che male c’è. Ma più pesa la singletudine, o “erosione dell’Altro”, la “narcisisizzazione”, lento veleno. Semplice: “L’Eros riguarda l’Altro”. Perciò, nell’Inferno dell’Uguale, a cui la società contemporanea assomiglia sempre più, non c’è alcuna esperienza erotica”. Alcuna è eccessivo, però: “Viviamo, oggi, in una società che diventa serpe più narcisistica. La libido è investita, in via primaria, nella propria soggettività”.
Più ancora pesa la “civiltà dei consumi” – chi l’avrebbe detto, cinquant’anni dopo il ’68 (che, come si sa, cominciò nel ’63). Domina il principio di prestazione, “teso soprattutto verso il risultato”. L’alterità, altro-da-sé, negativa, irriducibile, è ridotta a differenza – l’atopico è trasformato in eterotopico: “Oggi la negatività sparisce ovunque. Tutto viene livellato come oggetto di consumo”. Siamo solo alla terza pagina, e tutto il resto è citabile, Han procede lento come un rullo compressore, incontestabile. Filosofo all’università berlinese delle Arti (Han, cioè “Cinese”, ingegnere coreano cattolico, si è germanizzato con la filosofia, addottorandosi trent’anni fa con la tesi “Heideggers Herz”, il cuore di Heidegger), ci intrattiene per dieci pagine sulla “Melancholia” di Lars von Trier, il film, ma è veniale: il peccato lo sconta subito dopo con le “Cinquanta sfumature di grigio”,  il ragionamento fila sempre. Con Lévinas e Marsilio Ficino, contro Agamben e Eva Illouz (“Consuming the Romantic Utopia: Love and the Cultural Contradictions of Capitalism”, 1997). “L’«etica del Sé» di Foucault” è buona per opporsi al potere esterno, repressivo, “ma è circa d fronte alal violenza della libertà sottesa all’autosfruttamento”. La “violenza della libertà”. In forza della cancellazione dell’Altro: “Il capitalismo è soltanto colpevolizzante – un rimando indiretto al - e una conferma del – seminale “Il debito del vivente” di Elettra Stimilli qualche anno fa.
Il titolo è sull’eros, il contenuto è il narcisismo. Che annulla e umilia: “L’odierno soggetto di prestazione ricorda il servo hegeliano”.  Ne è prova la depressione. Il disagio, se non è morbo, dell’epoca: “La depressione è una patologia narcisistica. Vi conduce l’esagerata autoreferenzialità, che è deviata in modo patologico”. Con effetto boomerang: “Il soggetto narcisistico-depressivo è esaurito e logorato da se stesso”. Han non lo dice, ma è dell’Europa che parla, che si mangia la coda. “La società della prestazione è interamente dominata dal verbo modale potere, in contrapposizione alla società disciplinare che esprime divieti e si serve del dovere”. Ma a nessun effetto, non accrescitivo, espansivo. È una società che si morde la coda: lo sfruttatore è lo sfruttato. Il soggetto è al tempo stesso vittima e carnefice”.
Byung-Chul Han, Eros in agonia, nottetempo, pp. 97 € 7

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