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venerdì 27 febbraio 2015

Ombre - 257

Quattrocento romanisti, quelli arrivati in aereo, dunque più danarosi, deportati in luogo sconosciuto in campagna, tra Amsterdam e Rotterdam, da poliziotti olandesi muti, per essere identificati. La deportazione piace sempre, in certi paesi.

Tra i quattrocento c’era anche Bellini, che molti a Roma conoscono perché ha presieduto per sette  anni il XVI Municipio. Meraviglia, anzitutto: che ci sarà andato a fare? Questione di nipoti, certo – uno vorrebbe attribuirgli una “fidanzata”, ma non si può, nemmeno questo. Ma come fa una polizia a deportare uno come Bellini? Uno che è come se non ci fosse.

“Perché perdeste la finale contro la Germania?”, chiede Enrico Sisti su “Repubblica” a Willem Van Hagenem, stella del Feijenoord, la finale del Mondiale di calcio 1974.
“Perché eravamo una squadra spaccata in due”, è la risposta: “Da una parte chi voleva umiliare i tedeschi, dall’altra chi non desiderava arrivare a tanto”.  È una vecchia accusa – “non c’era partita” nei pronostici tra i brillantissimi, velocissimi, tecnicissimi olandesi e i tardigradi tedeschi - ma è vera.
  
Il conto svizzero di Gino Paoli può darsi che non ci sia, come dice lui, o che sia legale. Ma che sia stato alimentato dalle Feste dell’“Unità”, quando c’era “l’Unità” del Pci e c’erano le feste, in grande stie in tutta Italia, questa è una novità: si rompe il muro del silenzio sui conti svizzeri degli “sfioramenti” sul gas russo quando c’era l’Urss, nella disponibilità del Pci. O si minaccia di romperlo.


I conti svizzeri del Pci erano emersi con la liquidazione del partito. Liquidatori nomi di famiglie altrimenti famose, Occhetto, Veltroni – e non estraneo Greganti. Ma furono subito ricoperti.

Bologna processa Scajola e De Gennaro per aver revocato la scorta a Biagi, il professore bolognese di diritto del Lavoro assassinato dalle Br. Fatto non più processabile dopo tredici anni, ma giusto per fare chiacchiera.

Per lo steso motivo Bologna non ha mai processato Sergio Cofferati per aver messo Biagi nel mirino, dicendolo l’ “anello di congiunzione tra governo e Confindustria”. Cosa non vera, e quindi diffamatoria. Anzi, se lo è fatto sindaco, assenteista (stava a Genova), per cinque lunghi anni. 

“Merkel nella fabbrica hi-tech” - che non è hi-tech, è infatti una fabbrica: “la visita” campeggia nel mezzo della pagina politica italiana sul “Corriere della sera”. Vi risparmiamo la didascalia (per i curiosi: la cancelliera si è soffermata “in particolare sugli interventi di digitalizzazione del processo produttivo che si sono rivelati fondamentali per lo sviluppo dell’azienda chiamata a competere con l’agguerrita concorrenza dei principali competitori asiatici”, un comunicato stampa).

Non passa giorno che Angela Merkel non “esca” sul giornale milanese. Ne è padrona? Paga per la pubblicità? Si fa nel Terzo mondo per i reali e i despoti, che ogni giorno devono “uscire” sul giornale.

Maria Latella si definisce “osservatrice privilegiata della «prospettiva Lario» della famiglia Berlusconi”. Si può? Senza vergogna,

Il giudice Woodcock ha mandato in carcere Vittorio Emanuele di Savoia con accuse infamanti inventate. Il principe non è simpatico, ma ne ha avuto la vecchiaia rovinata. Il giudice invece ha avuto l’agognato trasferimento nella natia Napoli, dove scarrozza con la Haerley Davidson, felicemente mantenuto da noi. L’errore giudiziario è possibile, ma il non errore?
Di Woodcock come di De Magistris e altri giudici napoletani emeriti.

Ha occupato le tv più Renzi in questo anno di governo che tutti i presidenti del consiglio che l’hanno preceduto messi insieme. Cioè: non si può tenere il conto. Anche perché l’Osservatorio di Pavia e il Garante della Comunicazione si sono ammutoliti. Di ammirazione?

Sulle “spese pazze” dei consiglieri regionali Pd del Lazio ha dovuto indagare la Procura di Rieti. Ma Pignatone non demorde, el hombre del partido a Roma: ha chiesto il trasferimento degli atti, e li ha avuti. Poi si dice che la giustizia non è oculata.

Marystelle Polanco ci tiene col fiato sospeso: è l’arma segreta di Ilda Boccassini per affossare Berlusconi. Così almeno sostiene il “Sole 24 Ore” domenicale. Che ne declina anche il nome genuino, Marysthell, effettivamente più esotico. E “sarebbe disponibile anche Aris Espinosa”, aggiunge minaccioso. Giuseppe Guastella sul “Corriere della sera” sostiene invece di no: “Marystelle Polanco… è naufragata mesi fa quando i magistrati hanno tentato di convocarla in procura senza successo”.
Con chi parla Boccassini?

Nulla di più squallido, sembrerebbe, delle feste di Berlusconi a Arcore. Se non per le cronache, alimentate dalla Procura milanese.
Ma Aris sarebbe disponibile a che cosa? Non sarà un uomo?

Fallisce Sorgenia e non se ne parla. Le banche ci rimettono 600 milioni, e non se ne parla. Il potere di De Benedetti, di cui Sorgenia è uno dei tanti fallimenti, è più di quello di Bazoli e Unicredit? O De Benedetti può sempre garantire un posto a “Repubblica”, una direzione alla Finegil?
Per il gruppo l’Espresso-la Repubblica, invece, che diminuisce il fatturato, per il quinto o sesto anno consecutivo, ma si paga il dividendo, osanna.

D’incommensurabile stupidità la polemica del sindaco di Roma Marino contro il questore per i teppisti olandesi. Ma non si può dire, Marino è l’ultimo presidio democrat residuo a Roma. I cronisti romani di “Repubblica” e “Corriere della sera” lo tengono su compatti. Anche quelli del “Messaggero”.
“Marino vince il duello con Alfano”, titolano anzi vittoriosi: “ “In arrivo altri 500 militari”. Come se difettassero. O fossero di qualche utilità.

Il Csm appena insediato per prima cosa silura il giudice Robledo. Per obbedienza di partito, che Renzi ha allargato alla nuova-vecchia Dc. Ma per quale colpa? Aver parlato con un avvocato.
Tutti i giudici parlano con gli avvocati – che ci stano a fare gli avvocati, sennò?
Ma Robledo ha il torto di avere indagato le spese pazze di tutti i consiglieri del Consiglio regionale Lombardia, non solo quelli della Lega e di Berlusconi, e ora non si sa come chiudere la pratica.

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