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lunedì 23 febbraio 2015

La scomparsa della storia

L’ipermondo di oggi è il mondo immaginario del Medio Evo. Né più né meno: altrettanto ignorante. Senza più storia né geografia. Anche perché non c’è più né tempo né luogo. Segnalato da Roberto Balzani sul “Sole 24 Ore” ieri, questo manifesto è una lettura euforizzante, benché sconsolata.
Armitage è uno storico delle idee, moderne e contemporanee, a Harvard. Guldi è una studiosa della Brown University a Providence, specialista della politica economica in Gran Bretagna nell’Otto-Novecento. Sotto accusa è lo short-termism del pensiero unico, o del mondo del mercato che viviamo - “Uno spettro si aggira per il nostro tempo: lo spettro del breve termine”, il saggio si apre con questa citazione -parafrasi. Che si applica a tutte le esperienze, di vita e culturali, del Millennio, e porta all’iperspecializzazione della ricerca.
Armitage ricorda all’inizio del nuovo indirizzo le microstorie della storiografia italiana, in particolare di Carlo Ginzburg, che ne fu anche teorico. Che però si contestualizzavano: prendevano significato dai contesti, accuratamente ricostruiti. Mentre oggi la storia si risolve in microstoria, fine a se stessa. Proprio oggi che i dati sono disponibili in grandi numeri, ed elaborabili con estrema facilità, rispetto all’atro ieri. Anche le trasformazioni sono grandiose: la globalizzazione, l’avvento dell’Asia, il travaglio dell’Europa, i moti migratori, le insorgenze egualitarie (sessuali, di genere, sociali), l’animalismo, il buco dell’ozono, se c’è. Ma la ricerca si vuole particolare, specialistica. Anche perché l’accademia non vuole o non può investire – formare, aspettare, approfondire. E si arriva alla “dotta ignoranza”. Alla perdita della memoria.
Jo Guldi-David Armitage, The History Manifesto, Cambridge University Press, pp. 166, free online

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