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venerdì 28 agosto 2015

Ombre - 281

“No, non vedo in Italia pericoli di dittatura”, rassicura Piero Ottone dal “Venerdì di Repubblica”. Bontà sua. Ci sarà un motivo se i (vecchi) liberali sono finiti allo zoo.

Si discute se la santoriana Giulia Innocenzi sia stata o no molestata, per dire un eufemismo, durante la sua gita in Iran, come ha riportato nel suo blog. Chi ha conosciuto l’Iran, di prima e anche di dopo Khomeini, dubita. Però, per il  morettiano “mi si nota di più se…”, la storia è ben trovata. Senza danni alla persona – pappagalli e esibizionisti non sembrano avere impressionato la conduttrice.

Non molti decenni fa, questa dei pappagalli che molestavano le turiste era un topos estivo dei giornali. Dei giornali del Nord, Germania, Inghilterra, Scandinavia. Cambia il parallelo ma la storia implacabile si ripete - qui forse neanche quello, Isfahan è poco più in basso di Roma, all’altezza di Atene.

Innocenzi è andata in Iran con l’amica, con la quale si posta abbracciata sul blog. Annemarie Schwarzenbach c’era andata anch’essa con l’amica Elsa Maillart, altra virago viaggiatrice indomita, sole in automobile e senza meccanico, in tempi tragici, mentre scoppiava la guerra in Europa, senza subire assalti. Nemmeno in Afghanistan e in India, paesi ora femmicidi.

Il giudice Spataro profitta di un editoriale di Sabino Cassese sul “Corriere della sera” sulla riforma della giustizia, per ribattere sul giornale, senza contraddittorio, che la riforma è sì necessaria, ma non deve riguardare i giudici. Acculando Cassese, senza contraddittorio, agli “anni difficili”, che non si sa cosa siano ma evidentemente spregiativi.
La prima riforma in effetti dovrebbe partire dagli Spataro. 

Il Procuratore Capo di Torino – Spataro lo è, sì – scrive al “Corriere della sera” come usava nelle cellule del Pci e bisognava liquidare qualcuno: prima incensarlo, poi coprirlo di insulti. Ci sono state cellule del Pci, non in tempi remoti.

Con la stessa protervia Spataro può dire sul “Corriere della sera” che alla giustizia italiana “la comunità internazionale guarda come esempio virtuoso”. Mentre è ripetuta e a rischio ammenda miliardaria la richiesta di Bruxelles di una giustizia-giustizia, in cui i processi si fanno. 

I conti della Grecia non persuadono, scrive Fubini, il misogrecologo del “Corriere della sera”: “Persino l’ultimo dato di crescita del paese, quello del secondo trimestre del 2015, continua a sollevare interrogativi tutt’altro che da risolvere”. Cioè è un dato buono?

Forse Fubini si è confuso, dovendo tenere banco sul giornalone anche sul tema caldo della giornata, oltre che sulla Grecia d’ordinanza:  “L’euro adesso non è più mini”. Deve celebrare l’euro, anche se è ai minimi sul dollaro, e anche se “torna lo spettro della deflazione”. Un commentatore economico che avesse intravisto “lo spettro della deflazione” non direbbe al contrario che le cose non funzionano?

“Quando è morta mia nonna”, racconta il cuoco catalano Joan Roca, “Zapatero e Chirac sono venuti a farmi le condoglianze. In cucina”. Ecco perché lu munnu va n’arreri, come direbbe Domenico Tempio, in un buco nero.


Estate fremente dei giornali, sportivi e non: l’Italia torna sul mercato, l’Italia fa il mercato, Juventus, Roma, Milan e Inter comprano per cento, anche duecento, milioni, e non vendono. Poi si gioca e perdono, contro squadre che invece hanno venduto – vince l’Inter ma per caso. Hanno fatto il mercato, ma a beneficio di chi? 

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