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sabato 20 febbraio 2016

Monti non è europeista

“Lei sta facendo correre grossi rischi all’Italia e al’Europa”, ha ammonito Mario Monti al Senato il presidente del consiglio Renzi: “ei non manca occasione per denigrare l’Unione introducendo negli italiani una pericolosissima alienazione nei confronti dell’Europa”. Un’indignazione inversamente proporzionale al giudizio: l’ex capo del governo “salito in politica” si professa europeista unico, mentre affonda l’Unione in quello che è il suo gorgo, l’autoreferenzialità. Non un’Unione di citadini nell’interesse dei cittadini, cittadini ma una entità astratta, al meglio – in concreto di burocrati espressione di interessi economici e nazionali.
La cosa si può complicare con la nascita politica e il governo di Monti. Succube di un’Europa che ha portato l’Italia a una crisi ancora senza via di uscita. Anche perché caparbiamente ce la tiene dentro. Ma è inutile maramaldeggiare: l’uomo ha i suoi limiti. Da economista, il primo economista al vertice dell’Italia – ci fa Einaudi, ma era il capo dello Stato, al di sopra delle parti- che non ha dato una sola ricetta utile e tante invece dannose. E come fa il professore Monti a non vedere il disastro che l’Europa ci ha combinato e ci sta combinando, bancari e, ancora una volta, sul debito? I disastri, mettendoci dentro anche l’Ucraina, gli immigrati, la Siria e la Libia.
Si può essere servi con onore. Ma non servi sciocchi: non è venuto mai il dubbio al professore che l’ “Europa”, la sua Europa, lo onori perché lo ritiene un servo sciocco? Obbedire alle cancellerie potenti non è europeismo - quanto potente è Berlino Monti avrebbe dovuto saperlo da commissario a Bruxelles alla Concorrenza. 
Non si è europei sottomettendosi al peggio. A un duopolio Germania-Francia palesemente inetto – che è poi un monopolio merkeliano, a fronte dell’inettitudine di Sarkozy e Hollande. O a non tanto oscuri diktat di “Bruxelles” o “Francoforte” – da intendere la Bundesbank, non la Bce - che provocano guai invece di cercare soluzioni e miglioramenti. Riprova di questa falsa ipostatizzazione è l’approccio all’opinione pubblica, considerata passiva: non c’è da indirizzarla, nell’opinione del professor Monti, ma di comprimerla e sacrificarla. A un totem Europa, pure oggi così brutto. Migliorare questo totem è invece l’impegno d’ogni anche piccolo europeista.

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