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venerdì 11 marzo 2016

La gaytudine si fa i dispetti

Perché ci sono tanti mendicanti? E tanti marchettari no, non sono un problema? Si potrebbe chiuderla qui, con queste moralità di Buffoni, poeta pure sensibile, e traduttore “scientifico”. Ma c’è una complicazione: perché tanti mendicanti a Roma, si chiede il poeta sceso da Gallarate. Non ce ne saranno anche al suo paese – ce ne sono in rapporto alla popolazione? Cioè: il leghismo è virus onnivoro. Ma qualcosa da leggere è sfuggito alla indignazione.
Su tutto la “traduzione” di Irma, del racconto già famoso “Calabria e Piccadilly”: la figlia della portinaia calabrese a Roma, di casa presso una coppia di inquilini senza figli, inglesi insegnanti di inglese, che da adulta è una in città “(“siamo una coppia lesbica”) e una in Calabria (“questa è la mia amica”), in automatico. O Maria Luisa Spaziani sessanta-settantenne raggiante dopo una gita con un “padre di famiglia e affermato professionista”, che era stato suo spasimante quando lei insegnava francese al liceo e lui ra suo allievo – dedicatario di bei versi gozzaniani: “O tenerezza che la forza ispiri\ O forza che mi ispiri tenerezza”. Aneddoto sapido specie per chi Spaziani ricorda musa autocertificata per molti anni di Montale, nonché sposa per una notte di Elemire Zolla – la poesia ama l’amore.
Qui Buffoni potrebbe fare un’altra puntata: perché Cefis non s’impossessò poi dei manoscritti di “Petrolio”. Ma non si può scherzare sull’assassinio di un poeta. Anzi, il morto non andrebbe nemmeno legato, lui come tutti i gay, all’immancabile carica di marchette, ancorché giovani, tutti furbetti e i più omofobi. L’omomania è insaziabile? O le gioie della gaytudine, che Buffoni professa ogni due pagine, si vogliono dispettose, pettegole?
Anche alcune “cose viste” si fanno leggere. Ma troppe affogano nel già visto, per quanto indignato, per difetto di meraviglia e eccesso di moralismo. Soprattutto l’omofobia. Di cui certo non si dice abbastanza male, ma allora senza il carico di ragazzi di vita, che sarà inevitabile ma è indigesto al martirio e al lettore, l’omoerotismo riducendo al porno, a pagamento. Di più pesa l’irredentismo gay, come di un modo separato, con barriere ad alto voltaggio – un “chi tocca i fili muore”, forse, per rompere l’indifferenza? Fino al popovismo. Buffoni fa scienza gay l’informatica, dal perseguitato Türing risalendo a Ada Augusta Lovelace, la figlia di Byron che teorizzò il computer. Dopo aver fatto di Byron, padre di Ada, che non fu lesbica, un gay coperto - e pensare che Stendhal lo trovò concorrente imbattibile con le migliori dame milanesi, avesse incontrato prima Buffoni… O il solito polpettone su “Petrolio” e il complotto contro Pasolini, a opera di Cefis.
Franco Buffoni, Il racconto dello sguardo acceso, Marcos ultra, pp. 247 € 14

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