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martedì 4 ottobre 2016

Le cinque piaghe di Renzi

Giovane, giovanissimo, il più giovane. Uno che è arrivato a palazzo Chigi senza nemmeno passare per il Parlamento: non ha perso tempo. E allora ha deciso di fare piuttosto che di non fare – come vorrebbe il ruolo costituzionale del presidente del consiglio dei ministri (si fanno chiamare dopo Berlusconi primi ministri, ma sono solo presidenti del consiglio dei ministri: non possono spostare una virgola, giusto mediare fra le correnti). Ma imbarcato in una serie di avvitamenti all’incontrario, come a voler fare marcia indietro, o a cancellarsi.  
La strategia dell’antipatia – Come si fa a proporre un referendum “solo contro tutti”, che in Italia vuol dire 30 a 70. Percentuali appena sperimentate a Roma, nella volata tirata a Virginia Raggi – e, ancora, a 30 Renzi ci arriva con qualche decimale del fedele Alfano. Un referendum non è un testa a testa, come nelle elezioni americane, chi glielo ha detto. Come già Fanfani, l’altro grande toscano della Repubblica, Renzi coltiva la sfida. Si divertirà?
La sindrome Fidel – Straparla, sembra una macchinetta. In un giorno è andato a Gerusalemme per i funerali di Peres, sette ore di volo tra andata e ritorno, più mettiamone due per presentarsi al funerale, stringere qualche mano, farsi qualche foto, e niente: la sera imperversa per tre ore di chiacchiere col giudice Zagrebelski, una mezza figura. Dopo aver passato un paio d’ore a litigare con i compagni di partito. Non si prende sul serio?
L’elemosina -. Con gli ottanta euro, i 500 euro, la quattordicesima e altre provvidenze avrebbe potuto benissimo fare una manovra ogni anno nel senso di scalare le tasse. Anche di poco, cento euro, dieci: sai che effettone sull’opinione. Bastava poco, Ma il principio è che l’uomo di potere fa l’elemosina.
Ignoranza - Non molti a Firenze sanno dov’è il Sud. Come si compone, come si scompone. Renzi sembra essere uno di questi, anche se ha fiori di consiglieri e assistenti. E la mena con l’autostrada Salerno-Reggio Calabria già finita, mentre per almeno una cinquantina di km. non è stata nemmeno cominciata. O col Ponte, di cui al Sud non frega nulla a nessuno.
Tribalismo – Non ha amici né collaboratori se non toscani. La capa vigile di Pietrasanta, Antonella Manzione, che ora ha voluto consigliera di Stato, ha fatto capa vigile a Firenze quando era sindaco, e capa a palazzo Chigi della segreteria tecnica. Che non è quella che stura i lavandini, ma quella che fa le leggi. Manzione fratello, invece, un giudice, ha fatto sottosegretario. Sono due di una trentina di collaboratori personali e istituzionali decisivi. Sanno tutto meglio in Toscana? I fratelli Manzione avevano cacciato il sindaco di Pietrasanta, Mallegni, con un falso processo. Che però è arrivato a sentenza, Mallegni è stato assolto e Pietrasanta l’ha rieletto.
Sembra che Renzi voglia perdere elezioni.

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